Questo breve romanzo di Erri De Luca, pubblicato da Feltrinelli nel 2011, ci riporta all’estate del 1960. L’autore ha dieci anni, terminata la prima media, rimandato in matematica, passa le sue vacanze estive in un’isola di fronte a Napoli (forse Ischia). È un ragazzo gracile, poco incline ai giochi con i coetanei, predilige i libri e il silenzio. Il suo svago preferito è aiutare i pescatori del luogo, imparare il loro linguaggio, assistere alle complicate manovre per tirare su qualche pesce. Osservare.
Vive in una famiglia dove i libri sono il pane quotidiano “Si amavano quei due, si regalavano libri”. Quell’estate il padre è lontano in America per lavoro e lui è solo al mare con la madre, che gli permette una certa libertà e gli dà fiducia. È un momento cruciale, come per tutti, nella vita di un bambino che vorrebbe farsi uomo. Sente che la sua testa e il suo corpo non si accompagnano con l’armonia che dovrebbero (non lo fanno quasi mai): “Stavo in un corpo imbozzolato e solo la testa cercava di forzarlo”. È una crisalide e vorrebbe, con un solo colpo d’anca, spezzare quel corpo che non gli appartiene più, “a dieci si sta dentro un involucro che contiene ogni forma futura. Si guarda fuori da presunti adulti ma stretti in una taglia minima di scarpe”. Scalpita il nostro ragazzino, fino a quando gli occhi incontrano la vicina di ombrellone: una ragazzina del Nord, che passa in tempo a leggere. Si guardano di sottecchi “La ragazzina non assomigliava a quelle che uscivano nella ressa mista dalla scuola. Faceva intorno a sé l’effetto opposto di silenzio e di spazio”. Si incontrano, parlano mentre mangiano ghiaccioli: lei è delicata e posata, ama la giustizia e tutti gli animali “…sanno di noi e noi niente di loro…”. Una piccola banda di bulli si mette di traverso in questo rapporto, per spavalderia, gelosia e finisce in rissa. Sarà lei, con la sua determinazione, a delegittimare la questione, a sceglierlo, finalmente, di fronte a tutti. In un’estate, lunga e calda, che scivola dolcemente nell’autunno, i due ragazzini vivono la loro storia, con semplicità, pur sapendo, con una consapevolezza da adulti, che per loro non ci sarà un futuro. Un ultimo incontro sancirà l’effettivo abbandono dell’infanzia per imboccare la complicata via dell’adolescenza e un bacio sarà per loro come il primo dell’Universo “la prima coppia umana ebbe sopra di sé la prima notte sconfinata…. E inventarono il bacio, il primo frutto della conoscenza. So quella prima volta perché l’avuta anch’io quell’ora sulla bocca, nel loro identico istante, su una sabbia di mare, il cielo scoperchiato sulla testa”.
Con uno stile ruvido, essenziale, ma insieme delicato, l’autore racconta in prima persona il suo primo amore, non ci sono nomi dei luoghi, dei personaggi, né della ragazzina, forse dimenticato, ma non sono importanti. Sono le sensazioni, i cambiamenti che questo incontro ha provocato, solchi indelebili che hanno contribuito a costruire la sua futura vita di uomo. Miele e aceto il primo amore è sempre così per tutti, nomi e volti che paiono ormai sepolti nella memoria del crescere. Eppure questo racconto mi ha fatto ricordare vivido (come mai avrei creduto) il ricordo del mio primo platonico batticuore: mentre Erri baciava in spiaggia la sua ragazzina, io, nell’assolata campagna piemontese, mi tenevo per mano stretta stretta con un ragazzetto di nome Renato, noi due soli a raccogliere more e ci sentivamo davvero Adamo ed Eva.
Erri de Luca è nato a Napoli nel 1950. E’ scrittore, giornalista, poeta e traduttore. Ha studiato da autodidatta diverse lingue, tra cui l’ebraico antico. Erri De Luca è uno straordinario e prolifico scrittore: tra poesie, saggi, narrativa e testi teatrali ha scritto e pubblicato oltre 60 opere.
Carla Maria Cappa, 8 gennaio 2018