Intervista a Daniele Cambiaso

Oggi incontriamo Daniele Cambiaso, genovese, scrittore di gialli storici. Daniele nasce a
Lavagna nel 1969, dopo studi classici diventa docente di materie letterarie. Appassionato
di lettura ma soprattutto di storia, ci racconta come nascono l’amore per la scrittura e i suoi
romanzi. Intervista di Cristina de Regibus e  foto di Gianluca Russo.

Come nasce la passione per la scrittura, perché proprio gialli ?

Per risponderti devo partire dal fatto che la mia vera, grande passione, in realtà, è la lettura. Sono un lettore vorace fin da ragazzino, posseggo un’infinità di libri (la mia libreria sembra un tetris, per la gioia di mia moglie) e per me una vita senza libri sarebbe semplicemente inconcepibile. Col tempo, ho frequentato ovviamente incontri letterari nelle librerie – e qui non posso non citare la mitica libreria Sherlockiana di Milano gestita dall’indimenticata e indimenticabile Tecla Dozio – nelle biblioteche, alcuni scrittori sono diventati miei amici, con alcuni sono giunto addirittura a collaborare vista la mia grande passione per la storia. Mai, però, avrei pensato di scrivere io una storia, fino a quando, circa dieci anni fa, Angelo Marenzana non mi invitò a scrivere un racconto per un’antologia. È stato come l’eruzione di un vulcano. Il racconto mi è esploso tra le mani ed è diventato il nucleo iniziale del mio primo romanzo, Ombre sul Rex, uscito nel 2008 con Fratelli Frilli Editori. Perché il giallo, soprattutto quello di ambientazione storica? Perché unisce i miei due grandi amori, la Storia e il giallo, appunto. Da ragazzino adoravo leggere i gialli per ragazzi che uscivano per Mondadori, a casa mia circolavano molto i romanzi di Simenon, un autore che mia madre adorava. Non dimentichiamo, poi, l’impatto dei grandi sceneggiati televisivi degli anni Settanta e Ottanta. Ultimamente, per esempio, mi sono procurato i dvd della serie del Commissario De Vincenzi, di cui ricordavo ancora le puntate viste nella tv in bianco e nero in quegli anni lontani. Vantaggi e svantaggi dell’avere mezzo secolo sulle spalle… Insomma, quello per il giallo è un amore che arriva da lontano.

Perché la forte componente storica?

Per quanto concerne la Storia, invece, mi appassiona molto quella del Novecento, perché contiene la radici profonde di ciò che siamo oggi, quindi adoro mescolare il divertissement letterario alla ricerca storica, con la speranza di creare romanzi che divertano e stimolino.

Quasi tutti i tuoi romanzi sono scritti a 4 mani, con Rino Casazza e uno con Ettore Maggi. Perché scrivere a 4 mani?

Hai ragione, da solo ho scritto due romanzi Ombre sul Rex e Off limits, per il resto mi sono divertito molto a collaborare con altri scrittori, da Ettore Maggi a Rino Casazza, per giungere in epoca recentissima a Sabrina De Bastiani. Con Ettore ho scritto  L’ombra del destino, che uscì nel 2010 e arrivammo quarti nella prima edizione del concorso “Carabinieri in giallo” promosso dal Giallo Mondadori. Con Rino ho pubblicato quattro romanzi, tra cui il mio primo romanzo per ragazzi, Lara e il diario nascosto. Non tralascerei l’episodica collaborazione con l’ottimo autore spezzino Maurizio Mos, che ha portato a un piazzamento di assoluto prestigio al concorso “Viaggio nelle città nuove” nell’ambito della manifestazione GialloLatino 2017. Con Sabrina, invece, abbiamo partecipato a diverse antologie, in attesa che arrivi la pubblicazione del romanzo, che abbiamo completato da circa un anno. Lavorare con altri autori per me è accrescitivo, stimolante, sia sotto il profilo della creazione delle storie, sia sotto quello stilistico. È un esplorare nuovi territori, condividere anche gli aspetti faticosi della scrittura, come, ad esempio, l’attesa spasmodica che qualche editore ti dia il via libera. Il socio di turno, in questo caso, diventa il mio punching ball preferito. Scherzo! Forse… Battute a parte, questo non significa che non possa riservarmi degli spazi creativi da gestire in autonomia, però la condivisione mi piace molto. È quasi paradossale il fatto che io, che sono una persona tendenzialmente riservata, socializzi moltissimo in un’attività che da molti è considerata solitaria, individuale. Ma questo credo faccia parte del mio carattere un po’ contraddittorio…

Parliamo un po’ di “Nora”, tua ultima fatica, e di come nasce questo personaggio

Tra i romanzi che ho pubblicato, Nora, una donna forse è quello che maggiormente amo. Pubblicato nel 2017 da Eclissi, l’ho scritto insieme a Rino Casazza ed è nato dalla suggestione per un delitto realmente accaduto a Genova nel pieno della seconda guerra mondiale. Noi ci siamo solo ispirati a quel lontano caso, che pure aveva in sé notevoli motivi di interesse, e lo abbiamo fatto con la massima libertà creativa. Gli elementi fondamentali sono tre: un omicidio in ambito familiare di particolare efferatezza, incongruenze sulla scena del crimine che non trovano apparente spiegazione, una donna discussa che diventa subito la principale sospettata e che non fa nulla per allontanare da sé l’attenzione degli inquirenti. È proprio lei, la Nora che citiamo nel titolo, diventa il mistero principale del romanzo, ma anche la sfida letteraria più stimolante per me e Rino. Entrare nella mente di una donna, per di più dalla personalità così contorta e controversa, è stato davvero affascinante e crediamo che sia un motivo in più per leggere questo romanzo. In più, c’è il desiderio di ritrarre Genova, la nostra città, in un periodo complesso  e drammatico come quello del secondo conflitto mondiale, cercando di farne un proscenio vivo e credibile per l’intera vicenda.

Adesso sei in giro per la promozione di un’antologia che si chiama“Genovesi per sempre” di cui sei relatore insieme a Sabrina De Bastiani

Si tratta di un’antologia di racconti su Genova, un percorso emozionale che ha visto coinvolti ventotto autori per venticinque racconti, senza dimenticare la prefazione e la postfazione curate da Laura Guglielmi e Laura Monferdini che completano e impreziosiscono la raccolta. Vi troviamo autori affermati a livello nazionale, emergenti di sicuro valore e pure qualche esordiente su cui sono pronto a scommettere. Il volume appartiene alla collana Antologica, un progetto ambizioso e ottimamente sviluppato dall’editore Stefano Giovinazzo per Edizioni della Sera, che alla fine porterà a un vero e proprio giro d’Italia letterario stimolante e interessante. Sono lieto e grato che Stefano  abbia chiesto di coordinare il volume genovese a me e Sabrina De Bastiani, una carissima amica con cui condivido, come ti dicevo prima, molti interessi letterari e anche la realizzazione di qualche progetto di scrittura comune, come la partecipazione al contest letterario “Ore contate”, nel quale siamo giunti in finale, o la scrittura di racconti a quattro mani apparsi in diverse antologie, tra le quali amo particolarmente ricordare “44 gatti noir”, dedicata alla memoria del compianto Marco Frilli, fondatore dell’omonima casa editrice. Ma già premono nuovi progetti…

In questo momento stai scrivendo? O hai già qualcosa di pronto? 

In questo momento ho due romanzi pronti, che spero possano vedere presto la luce. Per non smentirmi, sono due romanzi scritti a quattro mani, uno con Rino Casazza, di ambientazione bergamasca e ancora collocato nel periodo della seconda guerra mondiale, mentre il secondo, scritto con Sabrina De Bastiani, mette in scena una storia noir nella zona del Tigullio, alla fine degli anni Novanta, anche se le radici affondano in alcuni dei principali misteri del nostro dopoguerra. Entrambi questi romanzi potrebbero essere sviluppati ulteriormente in due cicli di storie legati ai protagonisti e per me sarebbe una novità lavorare a personaggi seriali. Incrociamo le dita e speriamo di potervene parlare presto! Inoltre, ci sarebbe da sviluppare insieme a Rino la seconda avventura di Lara, la protagonista del romanzo per ragazzi pubblicato nella collana dei Frillini lo scorso anno. Insomma, ci sarebbero valanghe di idee, quello che manca purtroppo è il tempo, ma non diamoci mai per vinti…

Terminiamo con la nostra domanda di rito: Libro del cuore o che in qualche modo ti accompagna da sempre? 

Ne ho diversi, in effetti. Una vita di letture mi ha portato a sviluppare un amore viscerale non tanto per singoli libri, quanto per l’opera di alcuni autori. Al di fuori del genere, posso citarti Buzzati, Pavese, Fenoglio, il Castellaneta di “Notti e nebbie”, Moravia, Gadda. E non dimentichiamo i grandi classici, ovviamente. Nell’ambito della narrativa di tensione, amo molto Loriano Macchiavelli, da solo o in coppia con Francesco Guccini, Lucarelli, Gori, Vichi, Pastor, Leoni, Varesi, Morchio e ancora infiniti altri mancano all’appello. Tra gli stranieri, Markaris, Izzo, Vazquez Montalbàn, Daeninckx, Héléna, Magnan, Cruz Smith, Kanon, Ellroy, Le Carré, Ludlum, Indridason… Aiuto! Non riuscirò mai a isolarne uno solo. Ecco, forse “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati insieme a “La casa in collina” di Cesare Pavese potrebbero essere i due romanzi che maggiormente hanno avuto un impatto sull’uomo Daniele Cambiaso, oltre che sul lettore, influenzandone in qualche modo la visione della vita. Li ho letti da ragazzo e li ho ripresi recentemente in età più matura, traendone importantissimi e sempre nuovi spunti di riflessione. E questa è la vera grandezza, l’autentica bellezza della Letteratura.

Ringrazio tantissimo Daniele per la chiacchierata molto interessante e per la disponibilità, é sempre un grandissimo piacere parlare di libri.