«Io sono tutto ciò che sono stato, che sono, che sarò.».
Il romanzo di Francesco Carofiglio ‘Le nostre vite’ richiama questa citazione di Plutarco e come l’antico biografo greco ci racconta due vite parallele, che per la strana curvatura sinuisodale del destino, si incontrano e si compenetrano in tempi diversi.
Sono due vite profondamente segnate dal passato e dalla ricerca di un presente che porti in sé una prospettiva di futuro.
Un grave incidente, avvenuto in età adolescenziale, ha sradicato Stefano dai genitori, dalla casa e dai ricordi. È un uomo senza un passato mentale, sopravvissuto grazie alle alla presenza e alle cure del nonno: un uomo semplice, dai modi schietti dei contadini, diretto e concreto, ma al contempo delicato e affettivo.
Anche Anna ha subito una perdita in età adolescenziale e in lei i ricordi sono ben presenti tanto da sostanziare una parte di romanzo in quelle dorate vicende giovanili, di un’età dove la vita è un gioco tra amori e amicizie, tra azzardi e tentazioni sui quali incombe il diventare adulti.
Stefano oggi è un uomo affermato, vive a Parigi, insegna filosofia alla Sorbona, è rimasto un essere solitario, ma poiché dove uno soffre, lì tiene anche la mano, per ritornare a Plutarco, ha scritto un romanzo sulla sua vita che è diventato un caso editoriale e continuaa cercare se stesso nelle sedute di psicoterapia.
Anche Anna è una fotografa affermata, con un piede in America e uno in Toscana e incontra Stefano a Firenze in occasione della presentazione del libro.
Si ritroveranno qualche anno più tardi a Parigi e una frequentazione sempre più stretta e intima li spingerà ad una relazione appassionata.
Ma c’è un segreto che li lega indissolubilmente che dà la svolta finale al romanzo che è interlocutoria e anche qui Plutarco sembra suggerirci che Stefano ha imparato a guardare oltre la sua pericolosità in una ricerca che è l’atto di ripercorrere i vicoli per vedere se sono ciechi mentre per Anna la mente non è un vaso da riempire, ma come la legna da ardere ha solo bisogno di una scintilla che l’accenda e le dia l’impulso per la ricerca e un amore ardente per la verità.
E’ un romanzo commovente, di quella commozione che trascende il racconto e mette a nudo il lettore di fronte alla vita, alla propria e a quelle degli altri con cui ci interfacciamo e che ci aiutano consapevolmente o inconsapevolmente a darle un senso, uscendodalla zona di conforto che ci strutturiamo a difesa…forse troppo. Troppo di più.
Francesco Carofiglio, scrittore, architetto e regista, è nato a Bari. Oltre a L’estate del cane nero, Ritorno nella valle degli angeli e Radiopirata (tutti usciti per Marsilio), ha pubblicato per BUR il romanzo With or without you e per Rizzoli, in coppia con il fratello Gianrico, nel 2007 la graphic novel Cacciatori nelle tenebre e nel 2014 La casa nel bosco. Per Piemme, ha scritto Wok, Voglio vivere una volta sola, Una specie di felicità, Il Maestro, la saga di Jonas e il Mondo Nero (per i tipi del Battello a Vapore – Premio Rodari 2020), L’estate dell’incanto (Premio Selezione Bancarella) e la raccolta Poesie del tempo stretto, che ha anche interamente illustrato.
Beatrice De Bernardi, 31 marzo 2022