“La vita davanti a sé” (Rizzoli – 1976, Neri Pozza – 2009) è un romanzo di Romain Gary ambientato a Parigi, negli anni 70. Mohammed, detto Momo, è un bambino di circa otto anni che vive nella banlieue di Belleville, al sesto piano di una casa-asilo, gestito dalla vecchia Madame Rose, una polacca ebrea, che ha visto i campi di concentramento, che faceva “la vita” e adesso accoglie del suo appartamento i figli delle donne che hanno il suo stesso destino e non li possono tenere accanto. Per il sostentamento di Momo arriva un vaglia ogni mese, ma lui non sa chi siano i suoi genitori, né da dove venga, nessuno glielo ha mai detto. Sa solo che è arabo.
Accanto a Momo scorre la vita degli ultimi, dei disadattati, degli emigrati, dei disperati, quello è il solo mondo che ha sempre conosciuto, “gli altri” quelli perbene, sono lontanissimi, un’altra galassia, che a malapena lo sfiora. Momo, racconta in prima persona la sua vita di bambino/uomo, in giornate sempre uguali, con la rabbia che gli bolle dentro e qualche volta esplode, con la voglia di ridere e sorridere, di giocare. Con un linguaggio che è un insieme di ingenuità, tenerezza e lucidità spietata, Momo ci immerge in un caleidoscopio di personaggi, dal medico che cura pro bono, al venditore di tappeti che si occupa della sua cultura araba, dalle “donne di vita” e ai “protettori” (che lui chiama prossineti). L’unico mestiere che conosce per una donna, e l’unico per un uomo, il solo futuro che immagina. L’asse centrale è il rapporto con lei, Madame Rose, ormai vecchia, imprigionata in un corpo troppo grasso e dentro i suoi incubi, con la quale ha un connubio speciale, “L’unica cosa che avevamo in comune era che non avevamo niente e nessuno”. Un bambino che la vita ha reso un poco pazzo, che ha per amico un cane che abbandona perché abbia una vita migliore e un ombrello vestito da pupazzo, ma gli ha regalato la saggezza di un adulto “Io penso che per vivere bisogna mettercisi molto presto perché dopo si perdono tutte le forze e regali non te ne fa nessuno”.
Un libro implacabile, duro e tenero, scritto con una fermezza che non spreca una parola in più del necessario. Eppure un libro che commuove, che racconta “una storia d’amore” senza baci, tenerezze e abbracci, un legame fortissimo, che sfida le convenzioni, che tutto rischia, per permettere ad una vecchia disfatta donna ed un ragazzino qualunque, che perfino la scuola ha rifiutato, di rimanere insieme.
Due personaggi straordinari, pur diversissimi e così uguali, che percorrono affiancati un pezzo delle loro vite, poi si continua per il tempo che resta, in fondo “non si può vivere senza nessuno da amare”.
Romain Gary (pseudonimo di Romain Kacev) è nato a Vilnius nel 1914. Scrive il suo primo romanzo a trent’anni “Educazione europea” (Neri Pozza -2006), nel 1956 vince il Goncourt con “Le radici del cielo” (Neri Pozza – 2009) e nel 1960 pubblica uno dei suoi capolavori “La promessa dell’alba” (Neri Pozza – 2006). Nel 1975 pubblica, con lo pseudonimo di Emile Ajar, “La vita davanti a sé” che vince il premio Goncourt. Nel 1980 dà alle stampe il suo ultimo romanzo “Gli aquiloni” (Neri Pozza – 2017). Pone fine alla propria vita lo stesso anno.
Carla Maria Cappa, 5 aprile 2019