Qualche tempo fa vidi il film “La ragazza nella nebbia”, proprio la sua visione mi ha spinto a leggere l’omonimo romanzo pubblicato da Longanesi nel 2015. Benché io sia piuttosto refrattario al genere giallo/noir (nella forma scritta, perché invece mi piacciono i film), il fatto che il regista e sceneggiatore fosse anche l’autore del libro ha stimolato la mia curiosità; e poi la pellicola mi aveva lasciato qualche dubbio su alcuni passaggi della trama. Come spesso succede il libro ha superato il film, nonostante in questo caso siano nati insieme, perché Carrisi, nello scriverlo, aveva già in mente anche la sceneggiatura. Ricordo un altro caso, assolutamente eccelso, in cui libro e film sono stati realizzati contemporaneamente, “2001 Odissea nello spazio”, ma in quel caso regista e scrittore erano diversi. I collegamenti tra l’Odissea spaziale di Kubrik/Clarke e il giallo di Carrisi finiscono qua.
“La ragazza nella nebbia” è ambientato in un piccolo paese alpino, che potrebbe trovarsi In Italia, come in Svizzera, Austria o Francia. Un famoso poliziotto, l’agente speciale Vogel, chiamato di solito a risolvere i casi più complessi, viene trovato sotto shock dopo un pauroso incidente stradale da cui è uscito miracolosamente illeso. Perché il poliziotto si trova ancora nei pressi della località, Avechot, dove il suo ultimo caso si era interrotto mesi prima con un clamoroso errore che gli era costato la carriera? Ma soprattutto, visto che non ha riportato alcuna ferita, come mai i suoi abiti sono imbrattati di sangue?
Inizia con queste angosciose domande, in una notte avvolta dalla nebbia di una cupa valle alpina, la narrazione de “La ragazza nella nebbia”. A provare a dare una risposta in questo caso non è un poliziotto, ma uno psichiatra alle cui cure lo sconvolto Vogel è stato affidato. In uno scambio di ruoli il principe degli investigatori si trova investigato e un tranquillo medico, prossimo alla pensione, si trova improvvisamente caricato di una grande responsabilità di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Lo psichiatra usa i suoi mezzi per venire a capo della faccenda, il dialogo e l’ascolto; così Vogel, per quanto in uno stato totalmente alienato, riesce a ripercorrere tutti i passaggi del suo ultimo caso, che lo aveva portato proprio lì ad Avechot, dove si trova adesso, per indagare su quello che a tutti sulle prime sembrava una banale fuga adolescenziale, la scomparsa di una ragazza del luogo.
Tuttavia il caso della ragazza si era presto trasformato in un evento mediatico su scala nazionale, perché Vogel, oltre a non sbagliare un colpo, ha la grande capacità di saper attirare l’attenzione su di sé e sui casi di cui si occupa, di solleticare la curiosità e le fantasie della gente, di sfruttare a suo favore, e della sua carriera, le attenzioni della stampa. In effetti le indagini per la ricerca della ragazza e del colpevole della sua sparizione, si intrecciano con le mosse dell’investigatore tese a dare risalto alla faccenda e mettere il suo nome nelle aperture dei notiziari TV e sulle prime pagine dei giornali. Ad un certo punto Carrisi sembra quasi più intento a svelare i meccanismi psicologici che generano l’attenzione morbosa del pubblico e quindi dei media, che non a tessere la trama del giallo. Questo rende sicuramente interessante e unico nel suo genere il romanzo, però non nego di essere stato infastidito dal fatto che il protagonista è molto più concentrato a gestire la propria notorietà che non a trovare il colpevole; un fastidio in un certo senso ‘letterario’, perché mi è parso che si perdesse il filo della trama che in ogni giallo dovrebbe focalizzare la mente del lettore sul percorso che porta a risolvere il caso; ma un fastidio anche ‘di coscienza’, nella consapevolezza che la realtà quotidiana non è esente da casi, come quello raccontato, in cui la pressione della stampa e dell’opinione pubblica spinge a trovare dei colpevoli ad ogni costo, anche a scapito di persone magari del tutto innocenti.
Però il romanzo di Carrisi gestisce molto bene l’equilibrio tra tensione narrativa e contenuto diciamo ‘socio-culturale’, la storia è estremamente credibile e, nello stesso tempo, molto avvincente. La vittima da sacrificare sull’altare dello scoop, e della carriera, sembra non avere più via di scampo, la trappola sta per scattare. Inutile dire che una clamorosa sorpresa ribalterà la situazione in modo assolutamente inatteso, e qui sta la bravura dello scrittore che prima ti conduce passo-passo in equilibrio su un percorso insidioso come un ponte sospeso su un dirupo, e poi, arrivato dall’altra parte, ti fa mancare la terra sotto i piedi e precipiti sul fondo. E così devi correre a perdifiato fino alle pagine finali che ci regalano un doppio colpo di scena veramente magistrale, dove i fatti passati raccontati dell’agente allo psichiatra si riannodano al presente in quello studio medico.
“La ragazza nella nebbia” è assolutamente consigliato, anche per chi come me non predilige il genere. Del resto Donato Carrisi non ha bisogno di presentazioni, i suoi libri, sono best seller internazionali, oggi è lo scrittore italiano probabilmente più letto all’estero, ha vinto premi letterari in Italia e in Francia. A dicembre del 2018 è uscito il suo ultimo romanzo, “Il gioco del suggeritore”, sequel del suo esordio, “Il suggeritore” pubblicato nel 2009.
Vittorio Benzi, 23 febbraio 2019