Mi sono approcciato a “Il
problema dei tre corpi” di Cixin Liu (Mondadori – 2015) con grande curiosità.
Si tratta di un romanzo di fantascienza cinese, scritto e tradotto in modo
magnifico. Cixin Liu, già molto affermato in patria, è divenuto famoso nel
mondo proprio grazie a questo romanzo e ai due successivi che completano la
grande trilogia del “Passato della Terra”. Mi considero un appassionato di
fantascienza, eppure le mie letture in questo genere raramente sono uscite
dall’A,B,C,D della materia (Asimov, Bradbury, Clarke, Dick). In effetti le mie
rare incursioni al di fuori delle opere di questi autori sono state di solito
deludenti e mi hanno indotto ad avere una certa diffidenza rispetto anche a
romanzi molto acclamati. Negative per me sono state ad esempio le esperienze
con “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams e “Il neuromante” di William
Gibson, che pure hanno goduto di grandissima fama e successo editoriale. Sono
arrivato addirittura a pensare che la fantascienza, che tanto affascina la mia
immaginazione, sia davvero di scarso valore letterario al di fuori dei fantastici
quattro citati, tutti per altro appartenenti alla medesima ‘scuola’
anglo-americana e tutti di un periodo (anni ’50-’80) che possiamo considerare
abbastanza datato, anche in considerazione delle innovazioni tecnologiche che
avrebbero dovuto scatenare ben altri scenari in questo genere letterario. Pure
guardando alla cinematografia, i grandi capolavori del genere (da 2001 Odissea
nello spazio a Blade Runner, da Fahrenheit 451 a Io Robot) attingono a piene
mani dalla produzione di Asimov, Bradbury e Clarke, per non parlare di Dick che
è stato letteralmente cannibalizzato, fino alla recente serie televisiva “L’uomo
nell’alto castello”. Insomma mi ero convinto che non ci fosse più stato nessuno
che potesse confrontarsi con i quattro maestri, e che per trovare qualcuno di questa
statura occorresse al contrario andare indietro nel tempo fino a Jules Verne. Questo
fino a ieri, perché la scoperta di Cixin Liu ha ribaltato il tavolo!
Vediamo perché. Intanto la trama. Ye Wenjie è una astrofisica cinese il cui padre è un famoso scienziato, emarginato e recluso per motivi politici, con cui ha perso per semrpe i contatti e la cui figlia, una promessa della fisica teorica, si è immolata sull’altare della ideologia politica più estrema. Distrutta dal dolore Ye Wenjie decide di chiudersi in sé stessa e dedicarsi completamente al lavoro. Confinata in una base militare segreta, per essere controllatala in considerazione dell’ambiente familiare di provenienza, durante un esperimento a cui era stata assegnata entra per puro caso in contatto con una civiltà extraterrestre: la misteriosa civiltà dei Trisolariani, nel sistema di Proxima Centauri, il più vicino al nostro Sistema Solare, “solo” 4 anni luce, un battito di ciglia su scala cosmica. Trisolaris è un pianeta che si trova nell’orbita di tre soli ravvicinati, un sistema ternario che rende la sua orbita e il suo clima estremamente instabili con conseguenti improvvise e imprevedibili e estinzioni di massa. I Trisolariani hanno sviluppato una civiltà scientificamente avanzatissima nell’arco di tempi estremamente più lunghi di quelli propri della evoluzione umana, proprio perché l’instabilità del loro pianeta li costringe a ibernarsi per lunghissime ere, fino al ritorno di un periodo di maggiore stabilità che consente la rinascita e il progresso. Il fortuito contatto con la Terra offre loro una possibile via di fuga che passa dall’esodo su navi stellari, il raggiungimento e poi la conquista della Terra Promessa costituita dal nostro pianeta. Per farlo organizzano un piano secolare, il solo viaggio durerà circa 400 anni. Il primo passo è entrare in sintonia con una parte della popolazione umana attraverso la diffusione sulla Terra di un gioco di realtà virtuale e creare una vera e propria setta di adepti, gli Avventisti, che vedono nella venuta dei Trisolariani sulla Terra la redenzione dell’umanità dai propri mali e dalle proprie colpe e sotto la cui influenza cade la stessa Ye Wejine. Ma siamo solo all’inizio di una lunghissima partita a scacchi tra le due razze aliene che proseguirà anche negli altri capitoli della trilogia che non vedo l’ora di leggere.
Così come la trama anche l’ambientazione, diciamo “storica”, è estremamente accattivante. La dimensione de “Il problema dei tre corpi” è quella di un grande ciclo, una saga che si dipana attraverso decenni e si proietta sui secoli successivi, con un respiro direi epico, in questo ricordando un po’ la “Trilogia della Fondazione” di Asimov. Ma l’opera di Cixin Liu è molto più collegata al nostro presente, anzi addirittura al nostro recente passato e questo la rende di estremo interesse per i collegamenti storico/sociali. “Il problema dei tre corpi” è ambientato in Cina e prende le mosse dal periodo della Rivoluzione Culturale maoista, quindi è profondamente calato in un contesto storico/sociale preciso, contesto che la lettura del libro mi ha permesso di avvicinare; poi si sviluppa fino ai giorni nostri e si inoltra nel nostro futuro.
Sono poi da non sottovalutare alcuni aspetti innovativi che Cixin Liu introduce nella narrazione. “Il problema dei tre corpi” si innesta nel più classico dei temi della fantascienza, il contatto con una razza aliena, ma vi inserisce elementi abbastanza inusitati, se non proprio inediti: intanto una fortissima presenza di personaggi femminili, che sono anzi le principali protagoniste; poi l’analisi dei risvolti psicologici che l’incontro ravvicinato genera sulle due razze; e ancora il tema della fuga nella realtà virtuale, elemento onirico che è fondamentale nello sviluppo della vicenda. Ultimo, ma non ultimo, il fatto di essere “profondamente cinese” e di legare gli eventi raccontati al passato della Cina e al suo futuro, ove Cixin Liu vede il suo Paese in un ruolo assolutamente centrale per l’umanità intera, anche dal punto di vista del progresso scientifico e soprattutto dell’apertura mentale e della maturità culturale. Quest’ultimo è un elemento di totale novità per noi occidentali, così abituati alla centralità degli Stati Uniti d’America in tutto il panorama fantascientifico in campo letterario, fumettistico e cinematografico; trovo che questa sia la cosa più interessante in assoluto nella lettura del libro.
Altra punto di forza di questa opera è che si tratta di fantascienza “vera”, cioè che ha alla base fatti scientifici reali o almeno realistici. Cixin Liu gioca con problemi scientifici che sono al centro delle speculazioni della scienza moderna, dalla materia oscura alla quarta dimensione. Lo stesso problema dei tre corpi, che dà il titolo al libro, tratta dell’estrema imprevedibilità dei movimenti di tre masse soggette alle rispettive forze gravitazionali, qualcosa su cui si arrovellano i fisici da secoli alla ricerca di una soluzione che consenta di prevedere i loro movimenti, così come siamo facilmente in grado di farlo quando i corpi in gioco sono soltanto due. Anche in questo quindi Cixin Liu resta nell’alveo della fantascienza più classica che è anche quella che più mi affascina, niente elementi di pura fantasia che sconfinano nel fantasy come ad esempio avviene nel ciclo di Guerre Stellari.
In conclusione una gran bella scoperta per me questo autore, consigliatissimo a chi ama la fantascienza, interessante anche per chi è più attratto da riflessioni psicologiche e da collegamenti con la storia e la sociologia. Meritato il Premio Hugo, il più importante al mondo per la letteratura fantascientifica, che Cixin Liu ha vinto proprio con “Il problema dei tre corpi” nel 2015, primo autore asiatico ad aggiudicarselo. Cixin Liu ha scritto il seguito della storia ne “La materia del cosmo” (Mondadori -2016) e ne “La quarta dimensione” (Mondadori – 2018). In precedenza aveva scritto molti altri romanzi, ancora inediti in Italia ma di grande successo in patria.
Vittorio Benzi, 16 marzo 2019