Intervista e foto Vittorio Benzi
Il 14 e 15 ottobre si e tenuto a Milano ‘Stranimondi’, evento dedicato alla letteratura fantastica e alla fantascienza, giunto alla nona edizione.
Vittorio Benzi per Libri Chiacchiere Caffè e… Tè vi ha incontrato Franco Ricciardiello per parlare di Solarpunk, un recente movimento letterario internazionale di cui Ricciardiello è uno dei massimi promotori in Italia.
V.B. Franco Ricciardiello, scrittore di romanzi gialli e fantascientifici, saggista, direttore editoriale di diverse riviste specializzate. Dicci qualcosa di te innanzi tutto.
F.R. Ho iniziato a scrivere fantascienza, poi sono passato ai gialli, ho scritto anche un paio di romanzi “mainstream” e alcuni saggi e libri di letteratura di viaggi; questi ultimi sono resoconti di cinema, musica e letterature di alcune città europee ed italiane, una sorta di viaggio “fisico” attraverso Parigi, Venezia, Berlino e Torino, ma anche un viaggio “ideale” attraverso la biblioteca e la discoteca di casa mia, che si riferiscono a queste città.
V.B. Scrittore eclettico ed anche pluripremiato, sia per la fantascienza che per il giallo.
F.R. Nel campo della fantascienza non e difficilissimo ritagliarsi un premio, anche se il premio Urania non è facile da aggiudicarsi, specialmente negli anni in cui vi partecipai io, quando Urania come pubblicazione aveva una rilevanza maggiore di quella che ha oggi (nel 1998 F.R. vince la IX edizione del Premio Urania con il suo secondo romanzo Ai margini del caos. N.d.R). Poi ho vinto anche premi per la giallistica breve. Tuttavia, vorrei dire che il premio costituisce una conferma per lo scrittore e una buona pubblicità nei confronti del pubblico, ma in realtà di solito le opere più originali sfuggono alla logica dei premi. Ci sono grandissimi scrittori che non hanno mai vinto un premio, altri che hanno scritto magari una sola opera, che ha avuto perfino difficoltà ad essere pubblicata, e poi nel tempo è diventata un classico. I premi sono un fatto più che altro editoriale, non un metro di qualità.
V.B. Nonostante il tuo vario e articolato percorso letterario la fantascienza è rimasta nel tuo cuore, la tua passione principale, e da qualche tempo sei uno degli esponenti di questo nuovo movimento letterario, legato appunto alla fantascienza, che è il Solarpunk. Ce ne vuoi parlare?
F.R. Il Solarpunk letterario è un’articolazione di un movimento più ampio che passa attraverso l’estetica in generale e anche, se vogliamo, attraverso l’attivismo. Il Solarpunk nasce come reazione all’invasione della narrazione distopica, fatta di tantissimi romanzi (e film), che ha fagocitato la fantascienza, al punto che molti giovani lettori ormai non conoscono la fantascienza ma solo la distopia. Dal mio punto di vista una cosa drammatica perché la distopia ci restituisce una narrazione estremamente pessimistica del futuro e nello stesso tempo “consolatoria”, nel senso che preclude la possibilità di migliorare il nostro presente: se ci sembra brutto il nostro mondo il futuro sarà certamente peggiore. Il genere distopico delle origini, quello che ammonisce verso la possibile involuzione delle istituzioni politiche dei Paesi democratici (“1984”, “Mondo Nuovo”, “Fahrenheit 451” N.d.R), oggi si è trasformato in una ambientazione modaiola per storie d’avventura senza alcuna coscienza politica. Di solito vi è un “eroe” che per iniziativa individuale riesce a ribaltare un governo oppressivo, cosa che non ha niente a che vedere con la “fantascienza sociale” degli anni ’50 e ’60 (opere in cui l’accento era posto non tanto sulle nuove tecnologie futuribili, quanto su ipotetiche evoluzioni future della società umana o di alcuni elementi del vivere sociale dell’epoca: politica, economia, industria, mass media, legalità, abitudini. N.d.R).
V.B. Che cosa propone il Solarpunk in antitesi alla visione distopica del futuro?
F.R. Il Solarpunk rifiuta la narrativa estremamente pessimistica del futuro, non perché chi aderisca al Solarpunk non pensi che il futuro possa essere nero; al contrario, proprio perché ne abbiamo coscienza, cerchiamo di indicare delle vie, delle soluzioni percorribili praticamente, affinché il futuro possa essere migliore. Il Solarpunk ripone fiducia nelle capacità e volontà umane di rimescolare le carte del presente e rimetterle insieme in una prospettiva utopica, anziché distopica. Vuole essere uno sprone all’uomo affinché non perda la speranza di un avvenire migliore per le generazioni che verranno.
V.B. Storicamente quando nasce il Solarpunk?
F.R. La prima definizione di Solarpunk è del 2008, il nome deriva dall’unione di due parole: “Solar”, fonte primaria sostenibile, che rappresenta vita, luce, forza, ottimismo, speranza; “Punk”, che rappresenta la ribellione, il rigetto, la reazione verso il modello di sviluppo attuale.
V.B. Il Solarpunk letterario è un filone della fantascienza o qualcosa di autonomo e diverso?
F.R. Il Solarpunk sta a cavallo tra la fantascienza e la narrativa non di genere. Nasce in qualche modo come una sorta di gemmazione della fantascienza dove però anche chi non ha mai letto la fantascienza può comunque apprezzarne il contenuto e la forma estetica. Specialmente all’estero i lettori del Solarpunk spesso non sono né appassionati né conoscitori della SF.
V.B. Gli ambienti del Solarpunk restano comunque ‘fantascientifici’, cioè remoti non solo temporalmente ma anche praticamente dal nostro mondo presente? Oppure dipingono scenari in qualche modo realisticamente percorribili?
F.R. L’interesse principale dell’estetica Solarpunk è la venuta di un futuro sostenibile e migliore di cui si possa raccontare l’intera fase di trasformazione. Ci sono autori che raccontano la trasformazione dal mondo attuale al Solarpunk in modo pratico e realistico, ad esempio su come reagire alla crisi climatica e come mettere in pratica la decarbonizzazione, delineando scenari futuri a breve medio termine. Kim Stanley Robinson ne “Il Ministero del Futuro” indica soluzioni economiche e tecnologiche che quasi praticamente possono portarci nella direzione di ridurre ed arrestare l’innalzamento climatico, attraverso tappe temporali nei prossimi 5 anni, 50 anni…
Ci sono invece altri autori che sono più interessati alla descrizione dell’utopia, necessariamente immaginata in un futuro più lontano e che può originarsi successivamente ad un evento catastrofico oppure come punto di arrivo di un processo progressivo che già oggi può iniziare.
V.B. Che legame c’è tra Solarpunk e utopia?
F.R. Il legame tra Solarpunk e utopia è molto interessante. L’utopia esiste da sempre nella letteratura, direi esiste da quando esite l’umanità, come la tendenza dell’essere umano a pensare ad un futuro o anche un presente ideale. Questa tendenza è venuta meno all’inizio del terzo millennio, le utopie sono scomparse e le distopie hanno preso il sopravvento. In molti Paesi però si assiste ad un ritorno dell’utopia, soprattutto in Francia. Di recente “Eutopia” di Camille Leboulanger dipinge un futuro non lontanissimo dove il capitalismo è estremamente ridimensionato, non esiste la moneta, tutti hanno un almeno un minimo per la propria dignitosa sopravvivenza. Fondamentalmente una società comunista dove è descritta la storia d’amore di due personaggi che vivono in questa cornice.
V.B. Ma questo legame con l’utopia non rischia di relegare il Solarpunk ad una dimensione totalmente irrealistica, perché irrealizzabile? Oggi la narrazione prevalente è che il nostro mondo, il nostro sistema attuale di vita, improntato al capitalismo e al consumo delle risorse, sia comunque il migliore dei mondi possibili, qualunque alternativa è impossibile e quindi va vista come negativa.
F.R. C’è chi identifica la funzione della letteratura come imitazione della realtà, nel Decadentismo addirittura è la realtà che imita la letteratura. La funzione del Solarpunk invece non è di imitare e nemmeno di influenzare la realtà, ma di cambiarla nel profondo, portarla su nuovi paradigmi. Il Solarpunk non vuole solo opporsi alla narrazione distopica della letteratura attuale, vuole proprio impedire la realizzazione di un futuro distopico, Potremmo chiederci come possa farlo la letteratura, come sia possibile per degli scrittori indicare una nuova via. Eppure, fin dall’inizio della civiltà, i grandi cambiamenti sociali sono passati attraverso idee e riflessioni filosofiche che sono state espresse dalla letteratura.
V.B. Quali sono gli scrittori più rappresentativi del Solarpunk?
F.R. Il Solarpunk non è nato da un gruppo di scrittori che lo hanno calato dall’alto, come il “Cyberpunk”, ma al contrario nasce dal basso, da alcuni appassionati lettori che hanno cominciato ad interpretare certe opere e anche una certa estetica letteraria in questa chiave. Per questo motivo non ci sono scrittori che si dichiarino Solarpunk ma piuttosto opere che sono state identificate come Solarpunk, sia indietro nel tempo sia nel tempo presente, opere che da circa la metà del secolo scorso si rivolgono prevalentemente ad una utopia “verde”. Ad esempio, “Ecotopia” di Ernest Callenbach, pubblicato nel 1975, narra di una secessione degli stati nel Nord-Ovest statunitense che danno origine ad uno stato dove la mobilità individuale non è basata sulle automobili, i mezzi produttivi sono collettivi, la moneta non esiste. Il più importante tra gli autori del passato è probabilmente il già citato Kim Stanley Robinson che ha descritto una serie di utopie verdi, sostenibili, ambientate in un futuro dove spero ognuno di noi vorrebbe vivere e che si realizzano attraverso percorsi non traumatici. Un altro grande autore è il canadese Cory Doctorow che in “Walkaway” immagina che alcune persone fuoriescano dagli schemi sociali attuali e creino una società alternativa basata sull’uso di una tecnologia “open source” molto spinta; a questi si oppongono i grandi potentati economici che, per fermare il tentativo di trasformazione della società, scatenano una vera e propria guerra civile; in questo caso quindi la realizzazione dell’utopia passa da un evento traumatico.
V.B. E in Italia?
F.R. In Italia abbiamo una scarsa tradizione in questo ambito, pochissimi scrittori si sono dedicati ad esempio alla crisi climatica. Anche in questo caso l’iniziativa parte dal basso, siamo stati noi appassionati, con il sito Solarpunk Italia, a identificare un nucleo di autori ai quali abbiamo stimolato l’idea di immaginare un futuro Solarpunk. Grazie a questa iniziativa sono stati scritti diversi lavori e io sto curando la pubblicazione di una collana di romanzi brevi, Atlantis per la casa editrice Delos Digital, nella quale sono stati pubblicati per ora 27 lavori di ambientazione Solarpunk. Manca ad oggi il grande autore che si dichiari Solarpunk, benché attraverso il mio lavoro ne abbia individuati tanti che si avvicinano al tema.
V.B. Di fatto stai facendo scouting e promozione del Solarpunk.
F.R. Si. Grazie al lavoro sul sito di Solarpunk Italia, alla collaborazione di Delos Digital, alla rete di contatti anche all’estero, soprattutto in Francia, posso dire che ormai il seme è stato gettato. Ho constatato che cominciano ad essere pubblicati molti libri che, pur non dichiarandosi ufficialmente Solarpunk, potrebbero tranquillamente essere inseriti nella mia collana. E questo e motivo di grande soddisfazione.
V.B. Tra i membri del nostro gruppo FB Libri Chiacchiera Caffè e… Tè vedo che c’è molto interesse ai temi distopici, e tutti prendono come riferimenti Huxley, Orwell, altri scrittori dell’epoca d’oro della fantascienza. Ci sono in ambito Solarpunk scrittori o esempi dello stesso calibro che vi si possono contrapporre? Ad esempio, da giovane la lettura di Asimov o la visione di Star Trek mi trasmettevano l’illusione, ma era quasi una certezza, che nel futuro l’uomo avrebbe raggiunto attraverso il raziocinio, un livello di consapevolezza e di maturità tali da poter affrontare i problemi in modo collettivo e non conflittuale. Le guerre tra gli stati nazionali sarebbero state solo un lontano e triste ricordo.
F.R. SI assolutamente. Asimov è un esempio accostabile al Solarpunk, ha scritto opere ottimiste ambientate in un futuro auspicabile, condivisibile. Nel “Ciclo della Fondazione” un gruppo di persone, isolate in un mondo dove un nuovo modello di convivenza è sostenuto e guidato su basi scientifiche, riescono ad attuare un piano millenario per modificare i destini della Galassia che sembravano inevitabilmente volti all’imbarbarimento e all’oscurantismo. Star Trek è addirittura considerato da alcuni la maggior opera Solarpunk! Vorrei aggiungere in merito invece alla distopia di Orwell o di Zamjatin che questi scrittori ci mettevano in guardia verso un totalitarismo di stampo sovietico stalinista del loro tempo; la cosa paradossale è che chi oggi vuole essere epigono di quegli autori continua a riferirsi a quel tipo di dittatura che non esiste più da nessuna parte, mentre si dovrebbe rivolgere ad un altro tipo di sistema in cui controllo della mente delle popolazioni avviene con metodi diversi nel sistema capitalistico ultraliberista. Insomma, nella letteratura come nel cinema, storie ormai completamente fuori dal tempo e del tutto irrealistiche, dove basta una presa di coscienza individuale per ribaltare il sistema; invece, come racconta Cory Doctorow, occorrerà contrapporre una volontà molto forte verso chi vuole mantenere lo status quo.
V.B. In qualche modo il Solarpunk ha degli obiettivi non solo letterari, ma anche sociali. Possiamo dire che il Solarpunk abbia un vero e proprio programma, un percorso a tappe anche politico?
F.R. Il programma è in formazione. Ci sono autori come, ad esempio, Eric Hunting che ha indicato quelle che secondo lui saranno le tappe: entrata in crisi del modello produttivo attuale, ristrutturazione del ciclo produttivo in un modo open source in cui la tecnologia consente di produrre e distribuire a livello sempre più decentralizzato, controllo completo del ciclo produttivo da parte della collettività. Il controllo dei mezzi di produzione è essenziale se non si vuole tornare ad una utopia agricola che non è nelle corde del Solarpunk. Se si vuole mantenere un livello cultura, di standard di vita, di sanità, devi per forza passare dalla democratizzazione della distribuzione dell’energia e della produzione.
V.B. E i programmi di Franco Ricciardiello, come scrittore, invece quali sono?
F.R. Come scrittore vorrei evitare di cadere in errori che ho fatto in passato. Quando strutturo delle trame devo evitare che la soluzione dei conflitti avvenga attraverso azioni di forza. Ho pubblicato questa estate per Millemondi Urania un racconto ambientato in un pianeta colonizzato dagli umani in cui il conflitto tra due gruppi si risolve senza ricorrere alla forza, bensì grazie alla collaborazione. Questo mantiene intatto il conflitto narrativo, che ci vuole sempre, senza ricorrere all’azione di forza per uscire dall’impasse. Questo vorrei applicarlo sempre di più e spero che anche altri autori mi seguano e arrivino a queste soluzioni.
Si conclude l’intervista a Franco Ricciardiello che ringraziamo.
Speriamo abbia stimolato la curiosità dei lettori appassionati di fantascienza, e non solo, ad esplorare il mondo del Solarpunk e della letteratura utopistica.
Per chi volesse approfondire i temi trattati:
https://solarpunk.it/solarpunk-italia-manifesto/
https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/solarpunk/mainSpeciale.html
https://solarpunk.it/solarpunk-timeline/2022/
https://solarpunk.it/puo-il-solarpunk-salvare-il-mondo/2023/