Sergio Toppi e stato uno dei più prolifici e virtuosi fumettisti italiani, la sua produzione è sterminata e difficilmente catalogabile. Il tratto che contraddistingue i suoi lavori poggia secondo me due elementi cardini: il piacere dell’avventura, che nelle sue storie sembra oltrepassare i limiti spazio temporali e collocarsi in una sorta di regione dello spirito, al di sopra di tutto e di tutti, che confina con le favole e il divino; la bellezza incomparabile delle sue tavole, che personalmente credo non temano confronti con nessun altro artista a livello mondiale e che determinano quella atmosfera ai limiti tra il fisico e il metafisico che ho malamente descritto poc’anzi.
“Sharaz-de” è un’opera che, incarnando perfettamente questi due aspetti, si colloca, per la mia limitata conoscenza, tra le più belle che l’autore abbia mai realizzato, ai vertici assoluti della nona arte.
La protagonista è naturalmente Shahrazād, la figlia del Gran Visir di uno dei luoghi più remoti e inaccessibili della Persia che, nella celeberrima raccolta di novelle “La mille e una notte”, ammaglia con la sua bellezza e le sue favole il re persiano Shahriyār, impedendogli di portare a compimento il suo folle proposito di vendetta verso il genere femminile, reo ai suoi occhi del tradimento perpetrato dalla regina, da compiere attraverso l’uccisione di una giovane ogni notte. Come nelle ‘Mille e una notte’, di cui “Sharaz-de” è una trasposizione in forma di graphic novel, la bella protagonista incanta il suo sovrano raccontando ogni notte una fiaba diversa e rimandando così la propria esecuzione e quella delle giovani che la dovrebbero seguire.
Ho un ricordo vago de “Le mille e una notte”, che lessi molti anni fa e non completamente, di cui mi è rimasta l’immagine di una ambientazione tipicamente Medio Orientale, collocata genericamente tra il Mediterraneo e L’India, opulenta e magnifica, piena di tesori, tappeti, regge, corti, danze del ventre e cibi paradisiaci; oltre naturalmente agli ingredienti tipici delle fiabe, re, regine, principesse, maghi, animali fantastici, orchi e streghe.
Ma “Sharaz-de” si discosta nettamente da questo cliché, il paesaggio e gli ambienti delle fiabe sono aridi, pietrosi, quasi primitivi; i protagonisti hanno quasi sempre volti duri e scavati, atteggiamenti austeri e comportamenti severi. Perfino la bella Sharaz-de ha un volto teso, se pur dolce. Naturalmente non possono mancare i classici ingredienti fiabeschi già citati, ma anche quelli, nei disegni di inimmaginabile bellezza di Toppi, si trasfigurano in qualcosa che evoca leggende millenarie di origine forse biblica, che vanno oltre la dimensione fiabesca per rasentare il mistico se non il divino.
Le parole con cui sono in grado di esprimermi non rendono giustizia delle sensazioni che Toppi sa trasmettere con le sue tavole e le sue nuvole parlanti, sicuramente meglio di me ha saputo fare Vincenzo Mollica nella sua prefazione che trovate in una delle fotografie. Tuttavia, senza alcun dubbio, per assaporare la magia di questo libro bisogna leggerlo, come sempre succede per i libri veramente belli.
“Sheraz-de” è stato pubblicato per la prima volta a puntate sulla rivista “alter alter” nel 1979 e poi in un volume unico da Rizzoli-Milano Libri nel 1984. Forse l’edizione più ricca e bella è quella Edizioni-Di del 2001, lo specifico perché in questo genere di lavori l’aspetto editoriale è fondamentale. Più recentemente, nel 2017, è uscita un’altra edizione per NPE che credo sia almeno altrettanto bella e curata ma che non conosco.
Come detto all’inizio l’opera di Sergio Toppi è sterminata e difficile da riassumere in poche righe, servirebbe un libro solo per raccontarla. Ha spaziato dalle collaborazioni con una infinità di riviste, Il Corriere dei Piccoli e il Corriere dei Ragazzi, Il Giornalino, Sgt.Kirk, L’Eternauta, Linus, alter alter, Corto Maltese. Ha realizzato storie monografiche e cicliche imperniate sulla vita di personaggi famosi o su personaggi di fantasia di sua creazione, come la serie del “Il collezionista” per la collana “I protagonisti” di Orient Express e alcuni episodi per la collana “Un uomo un’avventura” di Bonelli (già Cepim). Ha scritto moltissimi racconti storici e militari, poi nel tempo raccolti in volumi editi da diverse case editrici. Uno degli editori con cui ha collaborato di più, le Edizioni Paoline, nel 2010 gli hanno dedicato una superba antologia in 10 volumi, “Sulle rotte dell’immaginario”, emblematica anche nel titolo di tutta la sua produzione, una specie di testamento artistico lasciato prima della sua morte avvenuta nel 2012.
Vittorio Benzi, 27 marzo 2020