I due volumi di Zerocalcare, “Macerie prime” (Bao – novembre 2017) e “Macerie prime” 6 mesi dopo (Bao – maggio 2018), sono stati pubblicati a distanza di sei mesi esatti come recita il titolo del secondo volume, nella cui introduzione leggiamo: “Questo libro si legge dopo Macerie prime, che è uscito nel novembre del 2017. Se l’hai già letto non rileggerlo prima di iniziare questo volume: i personaggi della storia si sono persi di vista per sei mesi ed e giusto che anche tu li ritrovi come stanno per ritrovarsi loro”.
Credo sia giusto cominciare con questa frase perché leggendo “Macerie prime” mi sono trovato parte, improbabile, di quel gruppo di (non più) giovani protagonisti della vicenda. E riprendere la lettura alcuni mesi dopo, da dove l’avevo lasciata, è stato davvero come ritrovare amici che avevo temporaneamente perso di vista. Di qui la prima nota: Zerocalcare ti cala nella realtà di cui rappresenta una finzione che non potrebbe essere più realistica, e “Macerie prime” ne è solo l’ultima (anzi ormai penultima) prova magistrale. Curioso sentirsi così calati nella realtà da un fumetto di stampo vignettistico, che per sua natura dovrebbe tendere al caricaturale se non al surreale.
Questo realismo è dovuto in primis al fatto che i personaggi dei suoi fumetti sono veri, a dispetto degli schizzi che li rappresentano: il principale personaggio di “Macerie prime” è lo stesso Zerocalcare. Tutti i suoi fumetti in effetti hanno sempre una forte connotazione autobiografica, di solito i fumettisti danno voce e immagine a dei personaggi inventati, Zerocalcare invece da voce e immagine a sé stesso, ai suoi famigliari, ai suoi amici, alla gente del quartiere di Roma in cui vive (Rebibbia).
Ma c’è un altro motivo per cui i fumetti di Zerocalcare sono così ‘veri’. Il fumetto consente di dare parola e immagine anche a quello che nella realtà non possiamo sentire e vedere ma non è meno reale delle persone fisiche, anzi ne costituisce parte integrante e indistinguibile: le nostre paure, la nostra coscienza, i nostri sogni e i nostri incubi. Cosi un armadillo e un panda diventano la rappresentazione tangibile dei pensieri, delle ansie, delle intenzioni del protagonista la cui immagine caricaturale disegnata diventa ‘completamente’ reale, molto più di una fotografia, in una sorta di realtà aumentata che solo il fumetto può creare. Zerocalcare tocca le corde profonde del nostro inconscio, lo fa venire fuori, gli dà una forma reale, al punto che a tratti se ne prova quasi paura.
Ecco dunque come in Zerocalcare convivono fumetto vignettistico e realismo. A differenza dei fumetti vignettistici però i disegni di Zerocalcare non esauriscono la loro potenza comunicativa in una striscia, come spesso succede in altri fumetti strepitosi che pure parlano di noi e del nostro quotidiano, da Mafalda a Andy Capp, da Bristow a Gilbert, ma al contrario si sviluppano in lunghe storie, veri e propri romanzi, “Macerie prime” addirittura in due volumi per circa 400 tavole. Tuttavia all’interno delle sue lunghe storie resta una peculiarità tipica delle vignette, la capacita di sintetizzare in poche battute concetti e pensieri anche profondi e soprattutto di farlo in modo estremamente comico. Con “Macerie prime” mi sono fatto un mucchio di risate, e dato che leggo soprattutto sui mezzi pubblici, l’ilarità che non riuscivo a contenere mi metteva quasi in imbarazzo per gli sguardi della gente.
Tra risate incontrollabili e sensazioni vagamente angosciose, mi sono calato nella vicenda narrata da “Macerie prime” di cui Zerocalcare e i suoi amici sono protagonisti. Una storia che è poi quella delle loro vite, nella periferia di Roma, alle prese con i problemi quotidiani, il lavoro ingrato (quando c’è), i riti cui non riescono a sottrarsi, l’ansia di dare una forma ai propri progetti di vita, i sogni a lungo inseguiti che si infrangono. “Macerie prime” rappresenta la fatica del vivere facendo ogni giorno i conti con sé stessi, quei conti che i propri ‘fantasmi’ interiori, materializzati dai disegni di Zerocalcare, chiedono inesorabilmente di saldare. Soprattutto c’è in questa storia la rappresentazione della difficoltà di una generazione che ha perso ogni punto di riferimento per orientare le proprie scelte e le proprie decisioni; c’è, palpabile, la mancanza di ideali comuni che indichino una via, una strada che conduca dalla spensieratezza della gioventù alla responsabilità della maturità senza fatalmente restare intrappolati tra le miserie, anzi tra le macerie, del proprio individualismo. Si perché in questo mondo di pochissimi vincenti e tantissimi perdenti, dove la misura di chi vince e chi perde è data solo dal conto in banca, anche chi vince è un perdente perché il prezzo da pagare è spesso l’isolamento, la mancanza di amici su cui contare, la perdita del rispetto per sé stessi.
In “Macerie prime” Zerocalcare e i suoi amici sembrano cedere ai mostri dei propri egoismi che pezzo per pezzo si portano via sogni, amicizie, leggerezza, sorrisi, lasciando solo macerie. Questa rappresentazione materiale dei pezzi di vita che vengono strappati mi ha ricordato moltissimo l’opera rock dei Pink Floyd “The wall” dove mattone dopo mattone il protagonista costruisce il muro del proprio isolamento. E come in “The wall” anche in “Macerie prime” arriva il momento in cui l’isolamento viene spezzato: la chiave per scardinare il mostruoso ingranaggio che rischia di stritolarci sta nel recupero del valore dei legami umani.
Insomma si ride (tanto), si riflette con un po’ di amarezza, si prova una stretta angosciosa nel guardare il futuro, ci si lascia con una nota di ottimismo ‘guardingo’. “Macerie prime” non ha solo le dimensioni del romanzo, ne ha anche lo spessore dei contenuti e l’introspezione psicologica dei personaggi.
Una gran bella lettura.
Zerocalcare, al secolo Michele Rech, è il fumettista italiano di maggior successo commerciale degli utlimi anni. Dopo anni di lavoro come illustratore per Liberazione, Repubblica XL, Carta e dopo i primi fumetti militanti, pubblica nel 2011 “La profezia dell’Armadillo” (Graficart – 2011) che viene in breve ristampato cinque volte, nello stesso anno avvia un blog a fumetti che riceve migliaia di visite giornaliere. Da lì in poi una carriera costellata di successi editoriali e di premi della critica. “Polpo alla Gola” (Bao – 2012), Ogni maledetto lunedì (Bao – 2013), Dimentica il mio nome (Bao – 2014), Kobane calling (Bao – 2015) sono le sue principali opere, oltre a Macerie prime e al suo seguito.
Vittorio Benzi, 11 dicembre 2018