Leggendo i numerosi articoli recenti in cui si paventa una forte diminuzione delle api con tutte le conseguenze derivanti, mi viene da pensare che, purtroppo, Marja Lunde abbia precorso i tempi i tempi quando scrisse “La storia delle api” (Feltrinelli – 2015). Un libro che parla di umanità, di conservazione delle risorse naturali a cui diamo poca importanza, che spesso calpestiamo, umiliamo, illudendoci che la tecnologia possa supplire a tutte le mancanze.
Il libro ci vuole avvertire: così non è.
Con un trait d’union sulla vita e sul mondo delle api, il romanzo racconta la storia di tre famiglie e si divide in tre piani temporali, narrati in prima persona a capitoli alterni.
1852- Inghilterra. Racconta William, negoziante di fiori e sementi, scontento della sua vita e del suo matrimonio, che si ammala di depressione trascinando la sua esistenza, oberato dai debiti e con la preoccupazione di far crescere la sua numerosa prole. Sogna William di poter proseguire i suoi studi sulla natura e sulle api, sarà la figlia Charlotte, ignorata dal padre, che lo sorprenderà con le sue osservazioni, lo scuoterà dal suo intorpidimento e lo invoglierà a riprendere gli studi e a progettare la costruzione di un nuovo tipo di arnia.
2007- Prima del grande “Collasso” Ohio, America. Racconta George, allevatore attento e appassionato di api, che considera soprattutto una fonte di reddito e trasporta ogni estate le arnie ai vari coltivatori per impollinare i fiori. Anche George sogna un futuro di soldi, un ampliamento del suo allevamento, ma sogna da solo. Il figlio non ha nessuna intenzione di proseguire l’attività paterna e la moglie non lo sostiene. Poi arriva anche per lui il disastro.
2098- Cina. Racconta l’operaia Tao, addetta all’impollinazione manuale perché le api, durante il grande “Collasso” sono scomparse. In un futuro che è ritornato medioevale, dove le macchine sono inutilizzabili, la vita è durissima e mira quasi esclusivamente al procacciamento del cibo. Della Cina che noi conosciamo non sono rimaste che macerie, la morale è sparita. Chi è riuscito a sopravvivere alle carestie, è sceso al gradino più basso della nostra specie. Su tutto emerge la coraggiosa Tao, quando una disgrazia si abbatte sulla sua famiglia, sfida tutto e tutti, senza paura, con speranza e decisione, servendosi delle poche armi di cui riesce a disporre.
La parte che mi ha emozionata di più è quella dedicata ad un futuro prossimo dopo il Collasso “…non esisteva una causa ben precisa. Le cause erano molte. I fitofarmaci nocivi furono la prima cosa a cui si pensò…E poi c’erano le condizioni meteorologiche estreme…L’evoluzione dell’uomo aveva devastato l’ambiente e le api non erano riuscite a stare al passo. Ed erano sparite. La catena alimentare crollò. E il mondo si fermò”. “…era il suono dei muscoli stessi del pianeta che lentamente e inesorabilmente stava per avere il sopravvento, che cancellava la civilizzazione”.
Questo libro mi ha proprio incantata. Non disturba il lettore l’alternarsi delle epoche e dei personaggi perché i capitoli sono brevi e lo stile molto scorrevole, che trasmette un fluido continuo. Curiosa l’idea di confrontare diversi tipi di famiglie, in epoche e luoghi diversi, perché si scopre, pur, con la dovuta contestualizzazione, che i problemi sono sempre gli stessi: i dialoghi che spesso vengono a mancare, i rapporti con i figli, su cui erroneamente proiettiamo i nostri sogni, le diverse visioni del futuro, il desiderio di una ricercata agiatezza.
Tre generazioni il cui filo conduttore viene piano piano svelato al lettore verso la fine del romanzo e i pezzi del puzzle si ricongiungono, fino a comporre il quadro finale, in un gioco a incastri e in un fluire della vita, che va avanti, tra tragedie, momenti bui e poi si apre di nuovo verso uno sconosciuto domani.
Maja Lunde è norvegese e vive a Oslo. Sceneggiatrice e già scrittrice di diversi libri per ragazzi, si è affermata con questo romanzo che fa parte di una serie di quattro libri di cui è stato recentemente pubblicato il secondo “La storia dell’acqua” (Marsilio – 2018).
Carla Maria Cappa, 10 luglio 2019