Intervista a Elisabetta Cametti

Elisabetta Cametti nasce a Gattinara in Valsesia, dopo la laurea in Economia e Commercio ha iniziato a lavorare nell’editoria, prima come direttore generale della divisione collezionabili della casa editrice De Agostini e successivamente nel gruppo Eaglemoss a Londra.
Nel 2013 ha pubblicato il suo primo thriller, “I guardiani della storia” la cui protagonista Katherine Sinclaire torna anche in altri romanzi successivi compreso “Dove il destino non muore”, uscito nel 2018, con il quale Elisabetta conquista la finale del Bancarella 2019. Nel 2015 conquista gli Stati Uniti “ – I guardiani della storia” (The Guardians of History) e inaugura con “Il regista” la saga 29, dove compare un nuovo personaggio, Veronika Evans, fotoreporter di New York coinvolta nella caccia a un serial killer.
Elisabetta partecipa in veste di opinionista su casi di cronaca nera e attualità a programmi televisivi su Rai 1 e sulle reti Mediaset, e si occupa della rubrica Giallo e Nero del settimanale Nuovo.


Ciao Elisabetta e grazie per la tua disponibilità.

Dai piedi del Monte Rosa ti sei trasferita a Milano dove hai conseguito la laurea in Economia alla Bocconi, oggi lavori a Londra in una importante multinazionale e sei opinionista sulle reti RAI e Mediaset. Quando hai capito che tutto questo non ti bastava e che Elisabetta Cametti sarebbe stata soprattutto una scrittrice?
La verità è che scrivo da sempre, da quando ero una ragazzina e mi sedevo in mezzo al prato per raccontare i miei sogni al diario e romanzare le mie giornate. All’università ho scritto una serie di articoli di marketing. I romanzi sono stati un passo spontaneo. Una svolta a livello emotivo: ho sentito che era arrivato il momento di lasciare che la scrittura assumesse un ruolo più importante nella mia vita.

Hai fatto la scelta giusta visto che ormai per la stampa sei “la signora del thriller italiano” e il tuo ultimo romanzo, -Dove il destino non muore, è entrato nei magnifici 6 finalisti del Premio Bancarella 2019. Ti aspettavi questo successo?
Più che di “scelta”, parlerei di “passione”: la vera cosa giusta che ho fatto è stato ascoltare e assecondare ciò che sentivo forte dentro di me. Tutto il resto è venuto in modo graduale. Mi sono messa alla prova con trame complesse, ricche di personaggi, di misteri che mentre si dipanano conducono a nuovi enigmi, di cambi di rotta. Ho sfidato le convenzioni, dando vita a protagoniste femminili: donne intense, vere, che non vogliono essere un riferimento per i canoni estetici ma per gli ideali in cui credono. Mi sono immersa nella storia. Ho studiato tecniche investigative, temi legali, profili psicologici di killer e vittime. Se guardo indietro, sembra successo tutto velocemente, ma il Premio Selezione Bancarella arriva al mio decimo romanzo, arriva perché la mente ha continuato a sognare e perché le braccia non hanno mai smesso di remare, arriva perché con l’Editore siamo una squadra e guardiamo nella stessa direzione. E arriva proprio per Katherine Sinclaire. Arriva sotto la guida di Napoleone. Arriva perché la passione vince su tutto.

Parliamo del libro finalista allora. Mi ha intrigato moltissimo la lettura, sia per la tensione della trama, è un thriller davvero emozionante, sia per la ricostruzione storica che rimanda a Napoleone e in particolare alla sua campagna d’Egitto, la scoperta della Stele di Rosetta e i fatti a questa collegati. Leggendolo, ho faticato a capire dove finisca la realtà storica e dove cominci la tua fantasia… la setta dei Guardiani, l’Ottava Coalizione. Quanto c’è di vero nei fatti che racconti, e quanto è frutto della tua immaginazione?
Non c’è fantasia che sappia stupire più della realtà. E la storia antica è piena di misteri, di verità che se portate alla luce superano qualsiasi sforzo di immaginazione. La scoperta è l’obiettivo che perseguo con i romanzi della serie K.
Da anni volevo scrivere un intrigo archeologico che ruotasse attorno alla figura di Napoleone. E lo spunto me l’ha dato il tema su cui gli studiosi dibattono da sempre: perché il più grande stratega di tutti i tempi ha intrapreso la campagna d’Egitto, sapendo che ne sarebbe uscito sconfitto? Ho approcciato l’interrogativo come sono solita fare quando affronto i casi di cronaca nera, raccogliendo tutte le informazioni possibili per delineare un quadro approfondito della situazione. Mi sono scervellata per mettere in relazione fra loro i vari elementi, tracciando un percorso logico che potesse fornire una pista investigativa credibile. Ci sono voluti mesi prima di trovare un’ipotesi realistica. E da lì sono partita per tessere una trama guidata dalla sete di verità, che si snoda tra cospirazioni, attentati, minacce. Fino a condurre Katherine dentro un labirinto di conoscenze antichissime e di pericolosi segreti familiari.

Un elemento comune a molti dei tuoi romanzi sono le antiche civiltà scomparse – gli Egizi, gli Etruschi, gli Ittiti. Definirei i tuoi libri dei thriller-archeologici. Vuoi parlarci di questa tua passione per l’archeologia e di quella per il thriller?
Il mio interesse per l’archeologia deriva da una forte convinzione: penso che i segreti del futuro siano racchiusi nel passato. Nella storia si nasconde il nostro DNA: non possiamo capire dove siamo diretti, se non sappiamo da dove proveniamo. E per avere una migliore visione sul domani dobbiamo studiare l’eredità lasciata da chi ci ha preceduto.
L’altra mia passione è la criminologia. Studio i casi di cronaca italiani e stranieri: aspetto psicologico dei protagonisti, scena del crimine, indagini scientifiche. E nei miei romanzi archeologia e criminologia si fondono in trame ad alta tensione, dove complotti contemporanei si intrecciano con antichi enigmi. Mi emoziona scrivere avventure che attraversano il tempo per cercare di dare una risposta ai grandi quesiti della storia: perché l’obiettivo non è il futuro, ma un futuro senza segreti nel passato. Quindi, se deciderete di leggere i miei romanzi, preparatevi a un viaggio che vi porterà lontano… là dove il destino non muore.

Ho notato una cura particolare nella ricostruzione fedele degli ambienti in cui si svolge la scena, L’isola D’Elba e il Museo Egizio di Torino nel caso di -Dove il destino non muore, Venezia e New York per Caino, in generale tutti i luoghi in cui si svolgono i tuoi romanzi. Vai sul posto e ti documenti di persona?
Sempre. Dedico molto tempo alla selezione dei luoghi, perché l’ambientazione non è uno sfondo: è un personaggio a tutti gli effetti. La giusta ambientazione ha il potere di coinvolgere il lettore, di toccare le sue corde più profonde e di farle vibrare. In -Dove il destino non muore, racconto di un’Isola d’Elba inedita, quella che ha accolto i progetti e le speranze di Napoleone. Le stanze del Museo Egizio di Torino proteggono il segreto della Stele di Rosetta. Nella serie 29 protagonista è New York, perché con tutti i suoi volti e le sue maschere rispecchia l’animo umano.


L’ambientazione precisa, così come la trama e l’azione, rendono i tuoi romanzi secondo me molto adatti ad una trasposizione cinematografica. A dire il vero certi passaggi mi sono sembrati prossimi ad una sceneggiatura. Hai mai pensato a un film?

Sì, la trasposizione cinematografica è il “big dream” nel cassetto. Ci sto lavorando, consapevole che si tratta di un percorso lungo. Lo vivo come un sogno e una sfida al tempo stesso. Una bella sfida.

Ricerca storica, documentazione dei luoghi, scrittura dei romanzi. Quanto tempo dedichi al tuo mestiere di scrittrice e come riesci a conciliare questo impegno con l’essere una dirigente di azienda e una commentatrice televisiva?
Le mie giornate sono fatte di equilibri. Amo il mio lavoro, mi appassiona affrontare casi di cronaca nelle trasmissioni televisive, e non potrei fare a meno di scrivere. Cerco di dedicare tempo qualitativo a ognuna di queste attività, stando attenta a non lasciare che una prevarichi sull’altra.
Il lavoro e gli impegni televisivi mi impegnano durante il giorno, e sono un forte stimolo alla creatività: mi portano a conoscere persone, a visitare posti, a vivere gli attimi e a sperimentare nuove emozioni.
La scrittura appartiene alla notte. Il silenzio della sera aiuta la concentrazione… e l’idea di creare mentre il resto del mondo dorme mi dà grande energia.

I romanzi, soprattutto quelli della serie , non possono che ricordare quelli di Dan Brown. Quali sono i tuoi riferimenti letterari quando scrivi? E quali i tuoi autori e libri preferiti quando leggi?
Leggo di tutto, senza una preferenza di genere. Le mie letture sono dettate dallo stato d’animo e inizio sempre un nuovo libro prima di finire quello in corso. Sono tanti gli scrittori che mi colpiscono. Alcuni li sento più vicini a me come stile, altri li ammiro per la capacità di tenere alta l’attenzione, altri ancora per la maestria con cui tessono la trama. Da ogni libro ho imparato qualcosa, nel bene e nel male. Come sosteneva Plinio il Vecchio: “Non c’è libro tanto cattivo che in qualche sua parte non possa giovare”.
Per quanto riguarda Dan Brown, be’… ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Significa che ha saputo interessare lettori con abitudini, esperienze e culture diverse. Non è facile e non è da tutti. Che dire? È un paragone che profuma di buono.


Sai che Libri Chiacchiere Caffè e Tè va orgogliosa della sua iniziativa #iltuoritrattoinunlibro, dove lettori e scrittori si fanno ritrarre fotograficamente con il libro che più li rappresenta, in cui più si sono identificati, quello che più ha lasciato un segno almeno nella loro memoria. Quando anche tu ti farai ritrarre (ti vogliamo assolutamente nella nostra galleria) quale libro porterai con te?
Se deve essere uno dei libri che ho scritto, informa pure il fotografo che li porterò tuttiperché ognuno di essi rappresenta un momento particolare e irripetibile della mia vita.
Se invece devo scegliere il libro di un altro autore, mi farò fotografare con “Io uccido” di Giorgio Faletti. È stato un grande esempio.

Il 21 luglio a Pontremoli sarà nominato il libro vincitore del Bancarella 2019, e tu con il tuo romanzo sei a un passo da questo ambitissimo premio, che secondo me tra tutti è quello che riflette di più i gusti dei lettori. Quali sono le tue aspettative?
Da Katherine Sinclaire ho imparato a non guardare indietro, a non caricare il futuro di troppe attese. E a vivere il presente, cercando di dare un senso a ogni momento. Quindi nessuna aspettativa, solo tanta voglia di godermi l’attimo… di emozionarmi.

Siamo in fase conclusiva e arriva la domanda obbligata. I tuoi prossimi progetti e il tuo sogno nel cassetto? Tra questi c’è anche un romanzo di genere diverso dal thriller?
Nella mia testa stanno prendendo forma le prossime avventure di Katherine Sinclaire e di Veronika Evans. E nel 2021 le due si incontreranno: il fiuto di Veronika e il coraggio di Katherine saranno protagonisti di un romanzo ad altissima tensione. Ma prima, vi presenterò una nuova protagonista…

Per finire ho due domande a cui puoi rispondere solo SI. La prima è un regalo, la seconda una promessa. Sono appassionato di libri ma anche di fumetti e tu lavori per un’azienda, la Eaglemoss, che produce le statuette degli eroi del fumetto (e del cinema). Vero che mi regalerai una statuetta del Mitico Thor? Anche quella della Vedova Nera!
Tra qualche mese uscirà il nuovo film Marvel, e tu sarai il primo ad avere l’agguerritissima Black Widow.

Con Libri Chiacchiere Caffè e Tè abbiamo organizzato un aperitivo-incontro tra lettori e scrittori a Genova che è stato un successo. Vorremmo farne altri a Milano e Torino, prometti che ci sarai anche tu?
Ci sarò sia a Milano, sia a Torino. Non vedo l’ora!

Vittorio, grazie per questa intervista: interessante, dinamica, coinvolgente! Mi sono divertita!