Intervista e foto De Bernardi Beatrice
Eccola lì.
Alice si mimetizza tra gli ospiti del Festival dell’Immaginazione, dove si muove a suo agio, ma non passa inosservata per via di due cerotti viola che le ornano gli alluci, il destro e il sinistro e camminando scalza è la prima cosa che noti.
Se lo sguardo sale rivela una zazzera sbarazzina di capelli rossi, un viso pulito illuminato da occhi arguti e curiosi, un corpo esile vestito con noncuranza e una frenesia gestuale incontenibile.
Il ciclone Alice mi concede un’intervista volatile prima del suo meeting di lavoro ‘Noir e ironia, nessuna contraddizione” qui ad Alcatraz che lei onora con estrema serietà e competenza.
Confesso che ho letto un solo libro scritto da lei. Ma è un dettaglio trascurabile perché ci parlerà a lungo di lei, come farebbe qualsiasi persona logorroica, come si definisce.
Chi è Alice Basso?
E’ nata a Milano nel 1979, dopo la maturità classica si laurea in Storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa e ottiene un master in Comunicazione e media.
Lavora per una decina di anni per minuscole case editrici svolgendo i ruoli più disparati: redattrice, traduttrice, editor di saggistica e nel frattempo collabora con l’università di Torino come coordinatrice dei tutor nel master telematico in Comunicazione.
Il suo primo romanzo esce nel 2015 con il titolo ‘L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome’ con il quale inaugura la serie di Vani Sarca, una ghostwriter appassionata di gialli che collabora brillantemente ad alcune indagini di polizia. Il ciclo di Vani Sarca conta al 2019 cinque romanzi e due racconti, tutti pubblicati da Garzanti. Nel 2020, abbandona la ghostwriter e abbraccia un nuovo personaggio femminile: Anita Bo una attraente ragazza di venti anni calata nella Torino del 1935, in pieno regime fascista, che in odore di matrimonio decide di dare una svolta alla propria vita e diventa anche lei una sagace investigatrice. Il morso della vipera inaugura questo nuovo ciclo di romanzi.
Nel 2019 esordisce come illustratrice per il saggio C’era una svolta, di Barbara Fiorio. E’ appassionata di musica, cantante, chitarrista e sassofonista e ha realizzato insieme alla sua band Soundscape 2.0 un “musical da camera”.
Alice Basso dà anche la voce ad alcuni audiolibri dei propri romanzi.
Vive in provincia di Torino dal 2006, è felicemente sposata con un musicista.
Una carriera di tutto rispetto ma quando e come è nata la tua voglia di scrivere?
Alice scrittrice per passione a 10 anni autoproduce il suo primo romanzo che consta di 10 capitoli, raccolti in un quadernone ad anelli.
Continua quindi a scrivere per puro piacere personale e a leggere quegli autori che la porteranno ad abbracciare il genere giallo.
La sua penna ironica, la capacità di caratterizzare personaggi femminili fuori dai canoni formali calandoli in situazioni garbatamente paradossali la includono tra gli scrittori di Cozy Crime, letteralmente ‘giallo confortante’, dove il lettore è portato ad apprezzare più il sottotesto umano che il contesto noir.
Sebbene si trovi annoverata tra i più eminenti giallisti italiani del momento, con i quali condivide sonnolenti simposi e convegni vari, Alice è fermamente convinta che si tratta di una lettura di intrattenimento ed è felice di appartenere al Cozy un sottogenere quasi esclusivamente femminile.
Una donna competente, poteva scrivere qualsiasi cosa (anche se è difficile pensarla autrice di romance strappalacrime) ma perché il giallo?
Alice scrive gialli perché da sempre è una appassionata lettrice di gialli.
Non solo: il giallo è la cornice dove collocare storie umane, dove il lettore gioca a risolvere il caso ma fraternizza con i personaggi e le situazioni e in questo passatempo l’ironia diventa il mediatore ludico che lo intrattiene e gli fa assaporare con gusto il corso degli eventi, senza cadere nella fibrillante tensione emotiva del pulp o del crime. D’altra parte, come ci spiega Alice, seduta a gambe incrociate contornata di libri e testi vari a supporto (una vera professionista) il giallo moderno nasce come lettura fruibile alle masse, rivisitando in maniera popolare il romanzo poliziesco dai tempi di Edgar Allan Poe e divenendo capace di generare un’esperienza interattiva con il lettore.
Ci sono nei libri di Alice riferimenti autobiografici a cose persone e luoghi?
Come tutti gli scrittori anche Alice usa delle trasposizioni autobiografiche. Sceglie Torino come sfondo integratore ai suoi romanzi perché è il luogo dove abita, i personaggi femminili ricalcano il suo passato di editor e traduttrice. Ci tiene ad affermare che benché si vociferi in giro, lei non è mai stata una ghostwriter.
Un suggerimento ai nostri autori emergenti?
Innanzitutto leggere per consolidare la propria formazione. Poi imparare a presentare il proprio lavoro agli editori, ma soprattutto avere le idee chiare su cosa si intende scrivere. Alice è molto meticolosa e consiglia vivamente l’uso di una ‘scaletta’ come buona pratica. Lei stessa prima di intraprendere la scrittura di una serie, che per convenzione chiude al quinto romanzo, la divide in volumi, ogni volume lo ordina in capitoli, per ogni capitolo ipotizza il contenuto e conclude con la lista dei materiali documentativi che le serviranno per contestualizzare realisticamente il racconto.
La nostra intervista è finita: Alice mi ha trasmesso energia positiva e una serie di conoscenze, per cui non mi resta che augurarle buon tutto: vita, amore, scrittura, sogni e speranze con la leggerezza del suo essere ragazza e la profondità del suo essere donna.