Parlare di “Rosso Istanbul” non è stato facile, perché in ogni pagina ci sono riferimenti, emozioni, storie che verrebbe voglia di condividere con chi ama leggere e perché no, anche per stimolare chi non ama la lettura, ma potrebbe farsi trascinare dal turbinio di sentimenti contenuti in questo libro.
Ferzan Ozpetek è un regista molto noto grazie a film come “Le fate ignoranti”, “Saturno contro”, “Mine vaganti”, attraverso i quali è definito “poeta dell’amore”. Lui stesso dice: “Non sappiamo per quale motivo amiamo. L’amore non sa né leggere, né scrivere, è ignorante”. Con “Rosso Istanbul”, che è diventato anche un film, Ozpetek si è dimostrato anche un ottimo scrittore e ci regala una dedica nostalgica per la sua amata terra natale.
La narrazione si divide su due piani, il punto di vista dello scrittore e la storia di Anna raccontata in terza persona. Dalla scrittura semplice e leggera l’autore ci regala una Istanbul a colori, il blu della moschea Rustem Pasha, l’azzurro del cielo e il colore degli aquiloni, il rosso del tramonto, dei tram, dei piattini del tè e delle unghie della madre, a cui questo libro è dedicato: “Dovrei essere triste, se penso a mia madre com’era, nelle sue variazioni di blu, mia madre bellissima e malinconica. Mia madre con i suoi segreti e le sue lacrime, le sue telefonate misteriose, e le sue lettere nascoste nel cassetto, il trucco pallido e lieve come i suoi sogni e i suoi rimpianti, quei sogni che non conosco, che intuisco soltanto. Penso alla donna che era e alla donna che mi sta aspettando: il rossetto messo con incertezza, lo sguardo troppo spesso lontano, il passo incerto, le mani deboli e fragili, e quello smalto scarlatto.” Meravigliosa è la figura che emerge della madre e la dolcezza con cui l’autore la descrive.
Anna è in viaggio verso Istanbul, sullo stesso volo del nostro autore, accompagnata dal marito Michele e da una coppia di amici, Elena e Andrea. Un evento drammatico cambierà completamente lo scopo di questo viaggio e Anna vivrà la sua Istanbul, molto diversa da quella di Ozpetek. Per lei sarà luogo di tradimento e di dolore ma anche di riflessione e probabilmente di rinascita. “ Che bello una città che sa cambiare anche nome, pensa Anna: non sapeva che “Stamboul” venisse dal greco antico “eis tèn pòlin”, verso la città…Quanti nomi una città sola: Costantinopoli, Bisanzio, e ancora Dersaadet, Bab-i Ali, la porta della felicità o la porta sublime, come la chiamavano i diplomatici ottomani. E poi, “la seconda Roma”, che coincidenza pensa Anna. Un’altra Roma […] Fa scorrere il dito sul mappamondo di legno e pensa ai molti confini che non ha ancora attraversato.”
Questo libro va letto di getto facendosi attraversare dalle emozioni che scatena. Vi consiglio dello stesso autore “Sei la mia vita” (Mondadori 2015)
Cristina De Regibus – 25 agosto 2018