9 novembre 2019, sulla TV scorrono le immagini di trenta anni fa quando a Berlino, appunto il 9 novembre 1989, l’odioso muro che spaccava in due la città e il mondo fu abbattuto.
Il mio pensiero corre ad un bellissimo libro che lessi esattamente un anno fa e che a quell’evento è indissolubilmente legato. Si tratta di “Jonas Fink – Una vita sospesa” di Vittorio Giardino.
A questo libro il grande fumettista cominciò a dedicarsi subito dopo la caduta del muro e poi lo ha ripreso più volte nel tempo fino alla stesura dell’ultimo episodio e alla sua prima pubblicazione in versione integrale nel 2018, per i tipi di Rizzoli Lizard.
È la storia di Jonas Fink, che nasce, cresce e diventa uomo nella Praga della guerra fredda e del totalitarismo sovietico nell’Europa dell’Est. Con quel clima di oppressione Jonas dovrà fare i conti fin dall’infanzia quando suo padre viene improvvisamente arrestato con l’accusa di essere un sovversivo, e sparisce dalla sua vita che resta così sospesa tra il desiderio di poterlo presto riabbracciare e il dubbio che il padre si sia davvero macchiato di colpe che hanno gettato la sua famiglia nell’indigenza e nel ‘disonore’. A Jonas viene esclusa la possibilità di continuare gli studi e la sua maturazione avverrà attraverso il contatto con altri giovani che, nonostante il continuo lavaggio del cervello perpetrato dall’autorità e il costante ossessivo controllo della polizia, non hanno perso la capacita della critica e il coraggio del dissenso. La sua vita si intreccia con quella di un anziano e saggio libraio che offrirà a Jonas un lavoro e la possibilità di sostenere la sua famiglia, oltre che un rifugio dove leggere i libri, anche quelli che il regime proibiva, e imparare così a far crescere la propria coscienza sociale e politica. Di quel vecchio libraio Jonas finirà per raccogliere l’eredita e diventare lui stesso ‘Il libraio di Praga’. La storia è davvero avvincente e appassionante, e ha il suo momento clou nel 1968 durante la Primavere di Praga, per concludersi poi con un epilogo nei primi anni ’90, dopo la caduta del muro e la fine dell’imperialismo sovietico. Ovviamente fa molto pensare, con sgomento, a che cosa significhi vivere di fatto privati della libertà. Ma anche alla capacità poi di custodire e proteggere i frutti di quella libertà riconquistata con la sofferenza e con il sangue. Quando Jonas ritorna a Praga, anni dopo la fine del totalitarismo, la sua libreria non esiste più, al suo posto trova una boutique. Chi ha abbattuto il muro di Berlino nel 1989 non credo si sarebbe augurato di trovare oggi muri che crescano in ogni parte del mondo, nell’indifferenza se non con il plauso dei più, e la relazione con le librerie che sono nel frattempo scomparse mi sembra emblematica.
Non posso che pensare a La Pecora Elettrica di Roma, data alle fiamme pochi giorni fa e mi vengono i brividi.
Oltre all’interesse per la trama, sia dal punto di vista della dinamica degli eventi che per la profondità dei contenuti, “Jonas Fink – Una vita sospesa” si contraddistingue per l’incredibile lavoro di documentazione storica (l’autore ha ricostruito perfino la toponomastica della Praga dell’epoca per raccontare in modo realistico la sua storia), per la caratterizzazione di ogni personaggio (risultano davvero credibili nell’epoca in cui sono rappresentati), per il dettaglio nei disegni e nei pennelli che danno forma alle splendide tavole. Secondo me “Jonas Fink – Una vita sospesa”, più che un ‘semplice’ libro, più che una comune graphic novel, è un’opera magistrale dell’intelletto umano.
Vittorio Giardino, bolognese, ingegnere elettronico affermato, decide di lasciare la professione avviata per dedicarsi completamente al fumetto. Suoi sono alcuni dei più importanti fumetti d’autore prodotti in Italia negli ultimi 30 anni, di cui oltre al libro oggetto di questa recensione, ricordiamo le storie di Max Fridman e quelle di Sam Pezzo, tutte edite da Rizzoli Lizard nelle loro più recenti edizioni. Pubblicate in decine di Paesi gli hanno valso nel 2008 il prestigioso premio Gran Guinigi come Maestro del Fumetto.
Vittorio Benzi, 9 novembre 2019