Sinossi
“Ezûl: dove la luce non arriva” è la prima parte di una
saga fantasy ambientata su Maàndan, unica terra emersa di un pianeta chiamato Kephi.
I protagonisti sono due ragazzi, Inanna e Nathan, le cui vicende corrono in
parallelo e sono narrate al presente, in terza persona.
La storia viene introdotta a grandi linee nel prologo, attraverso le memorie di
un personaggio direttamente coinvolto nel racconto: si tratta del bardo Ehidyn.
Chiuso il prologo, Ehidyn abbandona il ruolo di narratore. Da quel momento e
fino all’ultimo capitolo, la voce che racconta sarà sempre quella onnisciente dell’autore.
Solo nell’epilogo, il bardo si ripresenterà in prima persona, per invitare il
suo pubblico a proseguire nella narrazione, non ancora conclusa.
Il viaggio dei due eroi comincia quando entrambi i ragazzi hanno dodici anni.Inanna
è orfana e vive a Gyaa, una contea satellite di Kalyndar, abitata dai Balachara.
Gyaa è popolata solo da persone comuni, considerate reiette, e allontanate dalla
terra natia perché prive di poteri.
Inanna, però, è diversa; e il suo dono – il suo K’he – manifestàtosi in
anticipo, attira attenzioni da Kalyndar. Uno sconosciuto irrompe nella sua vita;
e nel tentativo di catturarla, uccide l’intera famiglia presso cui la ragazzina
è ospitata e lavora. Inanna fugge con Khira – uno dei due cavalli di cui si
occupava, sopravvissuta alla strage insieme a lei – e decide di nascondersi
nell’unico posto in cui pensa di non poter essere raggiunta: la foresta di Ha.
È qui che incontrerà la famigerata strega dei boschi, il cui nome nessuno osa
pronunciare tra i Balachara; ed è qui che imparerà a controllare il suo potere,
studierà la lingua antica e scoprirà le sue vere origini, nonostante la
testardaggine e lo spirito irrequieto a causa di cui mette a rischio la sua
vita e quella della sua mentore. Su Maàndan, inizia però a soffiare un vento
oscuro. A sedici anni, Inanna dovrà lasciare Ha, investita di una missione, e
diretta alle montagne della Grande Falce per incontrare una fantomatica persona
di cui sa poco e niente. Ma prima di arrivare a questo fatidico incontro, si
vedrà costretta ad attraversare le terre di Kalyndar, affrontando coloro che
hanno perseguitato la sua tribù d’origine, e trovandosi faccia a faccia con l’assassino
della famiglia balachara che l’aveva raccolta per strada, a Gyaa.
Nathan è l’altro protagonista. La sua storia inizia con un sogno in cui afferra
un misterioso nastro colorato, e prosegue con il primo evento traumatico della
sua vita: strappato ai genitori, si ritrova catapultato in un mondo disabitato,
dove pare non esista nessuna forma di vita animale. Solo cielo, acqua, terra e
piante, fino a dove lo sguardo riesce ad arrivare.
È qui che Nathan smetterà di essere un bambino spaventato; e imparerà a
controllare rabbia e impazienza, in un lungo percorso di crescita alla scoperta
del suo vero potenziale. Ad accompagnarlo in questo viaggio, all’inizio ci sarà
solo un libro, che si scoprirà essere connesso a un essere senza volto.
Quest’essere appare e scompare a suo piacimento, raccontando la storia di un
gigante trasformato in montagna, e di tre fratelli diventati legenda: Mahek,
Rephel e Lei-Bah. A un certo punto, Nathan, però, dovrà affrontare anche una
presenza oscura, una sorta di demone-ombra che sembra nutrirsi dei suoi
fallimenti: è dall’esito di questo confronto che dipenderà la direzione della
sua vita futura e la conoscenza dei suoi poteri.
Terminato il percorso interiore, Nathan verrà catapultato nuovamente nella casa
in cui è cresciuto, senza però riconoscerla. Ogni memoria della vita passata tra
quelle mura è svanita, perché la dimensione spirituale in cui ha trascorso gli
ultimi quattro anni si è cibata avidamente dei suoi ricordi; scoprirà, tuttavia,
un messaggio lasciato dai suoi genitori, e si metterà in viaggio, attraversando
a piedi le lande aride del deserto di Hâl-Dhìlah.
Prima di venire a conoscenza di barriere invisibili che avvolgono il deserto – e
che lo isolano da una terra chiamata Hàlandur, rendendolo
luogo di esilio per abiuranti e criminali – dovrà affrontare sete e fame, e
troverà una guida insperata in un cane randagio. Alla fine, verrà catturato da
un mercante di schiavi, e condotto nei sotterranei di una torre antica, per
essere trasformato in un silhik e partecipare a combattimenti sanguinari.
Il viaggio dei due eroi non è solo una corsa a ostacoli verso una meta a cui
sono predestinati. È un cammino di crescita, costruito su perdite, sacrifici e nuovi
legami; ed è anche un percorso di ricerca identitaria, tanto per Inanna, che
non sa niente delle sue origini, quanto per Nathan, che ne ha perso totalmente
memoria. Entrambi conoscono di sé solo una cosa: il proprio nome.
Se esiste un destino per loro, è in fondo a un sentiero in salita – tortuoso,
accidentato, pieno di bivi. Tutto dipenderà da come si rialzeranno dopo ogni
inciampo e dopo ogni caduta; e dalla direzione che sceglieranno di fronte a un
crocevia.
Il racconto si interrompe prima di sapere se Nathan uscirà vivo dall’ultimo combattimento;
e se Inanna riuscirà a dominare il desiderio di vendetta, passando incolume attraverso
le terre di Kalyndar.
In questo primo libro de “I racconti di Ehidyn il bardo”, il legame tra i due protagonisti
è sottile, quasi evanescente.
Sottile, come il nastro color ciclamino che possiede il potere di connettere
Nathan e Inanna a distanza. Ed evanescente come Ezûl: la figura
avvolta nel mistero, con la schiena ingobbita e una lanterna in mano, che appare
per brevissimi istanti nei momenti più bui e tristi della vita dei ragazzi, per
poi svanire tra le ombre.
Chi vorrebbe subito conoscere la piega che prenderanno le strade di Inanna e
Nathan, si rassegni: il cammino è ancora lungo.
Con le suggestioni di una lunga fiaba narrata a episodi, i racconti del bardo
vi condurranno – a tappe – tra luoghi misteriosi, lande desolate, poteri
occulti e creature fantastiche, alla scoperta di un mondo a rischio di
estinzione, tutto da esplorare.
Parola di Ehidyn
L’autrice:
Nata a Chieti nel 1966, Stefania Di Cesare trascorre infanzia e adolescenza a Varese. A vent’anni, si trasferisce in Romagna, dove tutt’ora vive.
Piccolissima, fantasticava già sulla parola scritta. Uno dei suoi giochi preferiti era memorizzare insegne e indicazioni stradali, fingendo di saperle leggere. La scuola è il suo primo amore.
Dopo il liceo, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza. Ma abbandona gli studi quando realizza che la sua idea poco terrena di giustizia non collima con le esigenze realistiche di quel percorso. Si dedica, così, alla sua vera vocazione: la famiglia.
Oggi, sposata da più di trent’anni, ha tre figli ormai adulti. Le mancano le favole e le fiabe lette, recitate e inventate per loro. E i pomeriggi passati insieme sui libri di J. K. Rowling, la cui lettura doveva perentoriamente anticipare le uscite cinematografiche.
Lettrice famelica, si ritrova con gli scaffali di casa invasi. Nel proverbiale cassetto, ha invece lasciato a impolverarsi diversi racconti, qualche poesia e un paio di romanzi brevi, sognando una storia che avesse suggestioni da fiaba e che valesse davvero la pena di essere raccontata.