AUTORE: Davide De Maria
TITOLO: La Bellezza di Loulan
GENERE: ROMANZO
EDITORE: Robin Edizioni
RECENSIONE:
Durante la visita ad un museo archeologico, che ospita una mostra sulle mummie del Tarim, Claudio, il protagonista del romanzo, rimane stregato dalla bellezza di Loulan, ovvero il corpo eccezionalmente conservato di una ventisettenne caucasica, morta in circostanze oscure, dalle fattezze tuttora sensualmente ammalianti.
Una forza di attrazione irresistibile verso quel corpo, che ancora parla alla carne e ancora sottende sguardi e sussurri, proietta il giovane dentro una dimensione visionaria.
E mentre la realtà si srotola parallela tra i vicoli di una Genova sommersa e notturna tra amicizie e amori in crisi d’identità, Claudio continua a vivere il sogno allucinato di congiungersi in un amplesso sacrificale con la Bella, attorniato da un groviglio di fanciulle mitologiche che lo incitano.
Ma proprio nell’atto di compiersi il sogno sfuma per un eccesso di presunzione di Claudio che prende consapevolezza della banalità del tutto, torna sui suoi passi e sembra mettere fine ad una gioventù dannata dal sesso, dalla droga, dalla marginalità.
Come nel realismo sporco di Bukowski, i personaggi passano attraverso la lente dell’alcool, delle sostanze psicotrope e dell’erotismo esplicito ma l’occhio e il cuore dell’autore ne rivelano la disperata intensa umanità.
Scritto con un linguaggio scarno e scabroso spesso mutuato da espressioni tipiche liguri, il romanzo breve, ma intenso, è un romanzo di iniziazione: alla maniera del giovane Holden il protagonista è sensibile, emotivo e fragile. Il suo vagabondare reale e visionario è il viaggio della maturazione e della crescita che lo riporterà in sé.
Beatrice De Bernardi
Sull’autore
Davide De Maria è nato a Genova nel 1989. È laureato al DAMS con una tesi su Paolo Sorrentino.
Ha insegnato linguaggio cinematografico presso la Fondazione Fassicomo (Scuola Grafica Genovese). È diplomato in Storytelling alla scuola Holden di Alessandro Baricco.
È inoltre cofondatore della rivista ‘Nadja’ in onore di André Breton e collabora con ‘E(i)sordi’, rivista letteraria, per la quale cura la rubrica di cinema ‘L’occhio nettato’ analizzando simbolismi e analogie presenti nei film.