Mediterraneo, che sta in mezzo alle terre, oppure Mar bianco che sta nel mezzo (al-Baḥr al-Abyaḍ al- Mutawassiṭ), come si dice in arabo. Questa distesa d’acqua quasi chiusa che per millenni è stata unione e divisione di popoli antichi, per noi oggi rappresenta una perenne monito del punto in cui si trova la nostra civiltà. Un luogo scomodo se riteniamo di essere gli eredi di quel pensiero illuminista che stabilisce che ciò che ci rende uomini è la nostra capacità di ragionare, o ancora gli interpreti contemporanei della democrazia e del socialismo, che proclamano e reclamano l’estensione dei migliori diritti a ogni persona. Scomoda è la tradizione del cristianesimo, la credenza mediterranea per eccellenza, se oggi questo mare è, in tempo di pace, uno spazio di morte come lo è stato nei periodi di guerra. Come ha scritto da Fernand Braudel nel suo saggio Mediterraneo (Bompiani), in cui esordisce geologicamente descrivendolo come una fenditura nella crosta terreste, questo tratto di mare è stato un luogo geopolitico d’eccellenza per gli scambi tra civiltà differenti, modalità di contaminazione e di conoscenza;un mare che oggi è al centro dei tragici e incontenibili tentativi di migrazione. Ciò che sembra uscirne, indipendentemente da come la pensiamo, è una crisi di civiltà, una domanda scontata sul concludersi di un ciclo di dominio politico europeo in cui la difesa a oltranza di un ruolo di predominio e l’accettazione del declino si fronteggiano debolmente.
Davanti a me ho un libro illustrato di grande formato che si intitola Terraneo (Gallucci – 2018) che immagina, un po’ seguendo la narrazione straniante che Italo Calvino ha usato ne Le città invisibili, che ci sia un continente emerso che si estende al posto del Mediterraneo, un’isola, circondato da un mare che sostituisce le nostre terre emerse dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia. È una specie di “mondo di sotto” geograficamente invertito, uno specchio deformante della nostra cartografia, e con esso della nostra civiltà. Quindi dobbiamo immaginare il contrario della nostra geografia, con terre emerse al posto del Mediterraneo, e un mare che si congiunge all’Atlantico costituito dai territori dove oggi ci sono le varie nazioni. Gli autori sono Marino Amodio e Vincenzo Del Vecchio, due architetti napoletani che hanno ideato, disegnato e colorato un’opera straordinaria; un oggetto che è più di un libro e che si protende verso il dipinto, il fumetto, l’opera d’arte; una storia inventata che immagina una terra al posto del mare e città che si ergono dove oggi si trovano golfi e lagune, un nuovo continente dove Sardegna, Corsica e Sicilia sono grandi laghi isolati.
La prima terra che incontriamo sfogliando le pagine è Gibilterra, disegnata come un enorme volto rivolto verso ponente, una finis terrae di palazzi, torri e guglie che compongono i lineamenti di una città limite che si protende verso il mare. E poi Venezia, Atene, Il Cairo, Scilla e Cariddi, per finire a Istanbul, dove tre donne annunciano l’alba ogni giorno. Ma il viaggio che il lettore compie sfogliando le pagine, città dopo città, ci porta verso domande sul rapporto tra l’uomo e il mare, e di come potrebbe essere una civiltà in cui queste città che oggi raggiungiamo via mare possano essere raggiunte via terra attraversando quell’immensa isola immaginaria.
Un’altra domanda che un libro come Terraneo impone è a chi sia rivolto un libro illustrato, visto che tutti soffriamo di un automatismo che li attribuisce, per principio, ai lettori più giovani. Giustamente sulla copertina è consigliato dai 7 ai 99 anni, ma credo sia anche un libro che unisce le generazioni quando viene regalato ai più piccoli e letto insieme a loro, spiegato nell’inversione immaginaria che parlando dell’altrove sottolinea invece noi stessi. Friedrich Dürrenmatt scriveva che è nel paradosso che si rivela la realtà, e allora immaginare questa geografia invertita forse ci aiuta a non ignorare le voci incessanti che giungono dal Mediterraneo.
Di Gallucci, importante editore per i più piccoli, segnaliamo qualche titolo che non ha età:
The Beatles, Yellow Submarine, tr. Franco Nasi, Gallucci, 2018, pp. 40, € 15,00
Pierre Coran e Charlotte Gastaut, Il flauto magico, Gallucci, 2015, pp. 40, € 15,00
Charlotte Gastaut, L’uccello di fuoco, Gallucci, 2015, pp. 40, € 24,50
Domenico Gallo, 2 febbraio 2019