“La regina disadorna” di Maurizio Maggiani

C’è un’isola lontana dove ragazze giovanissime raccolgono lo zafferano, che poi viaggia, viaggia per mare fino ad arrivare, come merce pregiata, al porto di Genova. Questo romanzo, pubblicato da Feltrinelli nel 1998, è una storia di mare, mare di Genova e mare di un’isola lontanissima, Moku Iti, dell’Arcipelago Tumumuoto, Polinesia.

Tutto inizia ai primi del 1900, nell’ambiente operaio del porto, mondo dei camalli, dove vive Paride “l’carbunè” bello come Rodolfo Valentino. A Genova arriva dal mare una famiglia di Orosei: papà Alberico, mamma Camilla e i figli, soprattutto arriva Sascia bambina. Crescerà e si farà donna in quell’ambiente tra lutti, abbandoni, puttane e operai, intreccerà la sua vita con lo zafferano e con Paride. In un mondo variopinto e variegato, il lettore assiste, come davanti ad uno schermo, all’eterno movimento di quello “spazio” di città, così abbracciata al mare eppure così lontana. Conoscerà la “Regina”, ovvero la merce in arrivo, che asservisce tutti gli uomini che la devono salvaguardare, a volte al di sopra della legge, Sascia, “la bambina Singerina” che cuce le asole della “tela di Genova”, in un quartiere stretto, tra vie dalle quali non si allontana mai, nemmeno per vedere il mare e ridiventa la “signorina Sascia” quando Giggi ‘o Strasse’ le offre di lavoro: preparare le bustine di un materiale sconosciuto di colore giallo.

Passa un bel pezzo di storia d’Italia, mentre Paride e Sascia mettono al mondo del 1928 il loro unico figlio Giacomo, che crescerà tra i caruggi e i camalli fino a quando la guerra irromperà con un fragore che costringerà gli uomini a scelte dolorose e destini ingiusti. Giacomo finirà in seminario, perdendo in suoi genitori. Nel 1949, parte missionario, giovane e ignaro, per una sperduta isola del Pacifico Moku Iti (Piede Felice) dello sconosciuto arcipelago Tumumuoto, Polinesia. Parte “per arrivare fino   all’altro capo del mondo per vedere se c’è posto per Dio nell’Oceano più grande”. Troverà un Dio diverso da qualsiasi immaginazione, venerato da uomini allegri, ingenui e fiduciosi, i cui contatti con il mondo moderno sono limitati ad un battello che attracca ogni tanto ed a una vecchia radio che trasmette il suono melodioso delle nenie di Lucy. Giacomo si troverà spaesato, ancorato a vecchi pregiudizi (li chiama “cannibali”), eppure riuscirà a trovare un punto di incontro con questa umanità. Il popolo Kanake non ha mai avuto una strada, con l’ausilio di un vecchio libro, Giacomo decide di costruirla. Assieme al re John percorrerà per giorni l’isola, senza parlare, scoprendo una natura incontaminata e sacra, vicini, condividendo il cibo, il rischio, la fatica, lo stupore. Poco a poco verrà risucchiato inconsapevolmente dal mondo che lo circonda, fisicamente e mentalmente, prenderà il nome Alii Truk. Assisterà alla crescita della piccola regina Lucy, ai primi tentativi di approccio di una bambina e poi la condivisione con una ragazzina, fatta di connivenza di anime, di un sentimento così difficile a spiegare a parole, dove le parole non sono quasi mai pronunciate “erano cose che stavano dentro di loro più sotto dei pensieri…”.  Dieci lunghi anni, dopo i quali gli eventi di un mondo in trasformazione li inghiottiranno inevitabilmente nel loro vortice.

Non è un libro facile da leggere. La prosa è molto piena, ricca di dettagli, tanto che ogni frase deve essere assaporata lentamente, altrimenti si perde l’essenza del libro. Non è facile costruire un romanzo quasi senza dialoghi, meramente descrittivo senza indulgere nella retorica e annoiare il lettore. Maggiani è riuscito a trasmettermi storie, odori, suoni di un piccolo universo corale dove ogni personaggio dalla Combattuta a Giggi ‘o strassè, Giaguaro, Picabra… hanno il loro dovuto piccolo spazio compiuto. Storie di donne forti, sanguigne, come Camilla che arriva straniera da un altro mare “e traccia il sentiero, quel sentiero che sarebbe poi stato ripercorso e consolidato ogni giorno e per tutti gli anni che Alberico sarebbe andato a lavorare al porto…”. Come Sascia che non piange “….le lacrime se ne stanno tranquille nel loro sacchetto e non c’è modo che ne escano fuori a raccontare quello che non si deve sapere”. Il sapore dolce dell’ingenuità di un piccolo popolo ai confini del mondo, pulito e semplice come un bambino, la grandiosità e i profumi di una natura possente, venerata e incontaminata. E il grande mare, fluttuante, che regala, prende, unisce, divide, pulsa, come una grande linfa, con nomi diversi, ma sempre unico.

Maurizio Maggiani, nato a Castelnuovo Magra (SP) e genovese di adozione, ha pubblicato il suo ultimo romanzo “L’amore” nel 2018. Precedentemente oltre a “La regina disadorna” tra le sue opere principali “Il coraggio del pettirosso” (1995), “Il viaggiatore notturno” (2005), “Maccanica celeste” (2010), “Il romanzo della Nazione” (2015).

Carla Maria Cappa, 30 ottobre 2018